Egitto, una manifestante racconta la violenza dei militari: “Un mattatoio dietro Piazza Tahir”

Scontri a Piazza Tahir

IL CAIRO – Rasha Azeb, una manifestante durante la rivolta in Egitto terminata con la resa di Hosni Mubarak,  ha raccontato sul suo blog le violenze e i soprusi subiti quando è stata fermata dai militari in piazza Tahrir il 9 marzo, giornata segnata da violenti tafferugli fra bande di teppisti e manifestanti, prima che le forze armate la sgombrassero definitivamente.

La giovane manifestante denuncia l’esistenza di quello che chiama il ”mattatoio dell’esercito” dietro al museo egizio, che dà direttamente su piazza Tahrir. ”Quel mercoledì di buon mattino tutti quelli che partecipavano al sit in nella piazza – racconta Rasha – hanno intuito l’intenzione del Consiglio supremo delle forze armate di liquidare la manifestazione, facendo ricorso agli stessi metodi usati dalla sicurezza di Stato, e cioè l’utilizzo di vandali mescolati fra i manifestanti, per scatenare la bagarre con argomenti futili come quello di mettere in dubbio la moralità delle donne che erano rimaste a dormire” nelle tende, che ancora rimanevano al centro della piazza.

”I vandali hanno cercato di impadronirsi della piazza ma senza successo. Allora è intervenuto l’esercito con l’auto dei teppisti. Hanno picchiato i manifestanti e ne hanno arrestati alcuni che hanno portato verso il museo egizio. Lì – prosegue la blogger – mi sono state fatte pressioni molto dure, sono rimasta in ginocchio ammanettata e sono state ferocemente insultata e chiamata una prostituta”. ”Non solo stata l’unica ad essere umiliata. Perfino un medico donna che era intervenuta per curare i feriti è stata accusata di essere una prostituta venuta a curare prostitute”.

”Bisogna rivelare la realtà del mattatoio dell’esercito che si trova dietro il museo egizio e dove le forme più severe e più dure di tortura vengono inflitte sui detenuti come faceva la sicurezza di stato e anche peggio”,dice Rasha.

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