“Erin Brockovich? Tutto un bluff”. Studio Usa smentisce il film, ma gli abitanti protestano: “Acqua maledetta”

La locandina di Erin Brockovich

La storia è di quelle che hanno indignato e commosso milioni di persone: una donna sola, divorziata e precaria che lotta e vince una guerra contro una multinazionale killer. E’ la storia di Erin Brockovich, diventata nota soprattutto per il film interpretato da Julia Roberts. Ora, però, è una storia che scricchiola: colpa di una ricerca di uno studioso americano, John Morgan, che ha pubblicato una ricerca secondo cui il presupposto di tutta la trama, la maledizione dell’acqua di Hinkley, sarebbe nient’altro che una montatura.

Il tutto inizia negli anni ’90 nella cittadina di Hinkely in California. Erin Brockovich è una donna con due divorzi alle spalle stanca di veder morire tutte le persone che le stanno attorno di cancro. Nella città c’è un impianto della Pacific Gas & Electric, una potente multinazionale dell’energia. Il risultato è che l’azienda, per 30 anni inquina le falde acquifere col cromo. Gli abitanti bevono, si ammalano e muoiono. Fino a che non ci si mette di mezzo la Brockovich. Tutto si chiude con un accordo extragiudiziale che salva la multinazionale da un processo disastroso sul piano dell’immagine ma che costa all’azienda centinaia di risarcimenti milionari.  Davide sconfigge Golia, insomma.

A mettere in dubbio il tutto, però, ora ci si è messo Morgan che ha fatto una cosa sulla carta molto semplice: è andato a spulciare nei registri della zona e ha preso il numero delle morti per tumore tra il 1996 e il 2008. Risultato: 196 contro una media nella regione di 224. La maledizione dell’acqua sarebbe un bluff, quindi, così come il film e la costruzione del mito della Brockovich.

A contestare i numeri, però, sono gli abitanti della cittadina, quelli che hanno perso familiari, hanno intascato i risarcimenti e molto spesso sono sopravvissuti a forme più o meno gravi di tumore. “Questa cittadina era maledetta e la colpa era dell’acqua”: ripetono gli abitanti. Altri studi, invece, sostengono che il cromo è tossico solo se inalato e non se presente in piccole percentuali nell’acqua. I dubbi restano, come resta una certezza: per evitare rischi meglio non lasciarlo “infiltrare” in quello che beviamo.

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