CITTA’ DEL VATICANO – Gay e divorziati, scontro al Sinodo tra vescovi e cardinali. E’ vera tempesta tra i cardinali e vescovi riuniti nel Sinodo straordinario sulla famiglia, dopo la “Relatio post disceptationem” illustrata ieri dal relatore generale card. Peter Erdo, con le sue evidenti aperture in tema di accoglienza delle coppie gay e di comunione ai divorziati risposati. “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, si lascia scappare con l’ANSA uno dei padri sinodali. Palpabili fin da ieri correnti di malumore tra molti membri dell’assemblea, già contrari nei giorni scorsi al fatto che non fosse stata consentita la pubblicazione dei singoli interventi, e ora tutt’altro che allineati col documento la cui ventata di novità – percepibile anche nei termini usati su temi come l’omosessualità – ha avuto vasta eco in tutto il mondo.
Tanto che la Segreteria generale del Sinodo, “in seguito alle reazioni e discussioni seguite alla pubblicazione” della Relatio e al fatto che “le è stato spesso attribuito un valore che non corrisponde alla sua natura”, si è vista costretta a puntualizzare che essa “è un documento di lavoro, che riassume gli interventi e il dibattito della prima settimana, e ora è proposto alla discussione dei membri riuniti nei Circoli minori”. Il lavoro dei Circoli sarà presentato all’assemblea giovedì e una sintesi della discussione sarà resa pubblica, prima della stesura dei documenti finali.
Un (autorevolissimo) cardinale tedesco ha commentato tranchant, rivolgendosi ad un gruppo di padri sinodali: «Dal letame non nasce nulla» riferito al testo in questione. Un altro porporato, stavolta moderato, scuotendo la testa sconsolato: «Ha un impianto confuso». (Il Messaggero)
E che ci siano state polemiche dopo la Relatio, sia nella discussione libera sia nei Circoli, traspare anche dalle parole di uno dei “moderatori”, il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide. “C’è stata qualche sorpresa – dice con felpata diplomazia nel briefing con i giornalisti – nel leggere le prime reazioni che sono apparse nei media. Qualcuno ha manifestato anche una certa perplessità, come se il papa avesse detto, come se il Sinodo avesse deciso… Tutto questo naturalmente non è vero”.
Ribadito fino allo sfinimento che si tratta di un documento provvisorio, e che è essenziale nella “prospettiva dinamica”, “senza aspettative eccessive”, anche perché questo Sinodo è un cammino di preparazione all’assemblea ordinaria dell’ottobre 2015. “Noi stiamo lavorando – assicura Filoni – per mettere nelle mani del Papa un risultato su cui egli stesso deciderà in vista del Sinodo del 2015″.
Mette bene le mani avanti anche un altro “moderatore” dei Circoli, il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, che si dice “fiducioso” del fatto che possa emergere “la visione del Sinodo nel suo insieme e non la posizione di un gruppo particolare”. Anche dal bollettino diffuso oggi dalla sala stampa sugli interventi di ieri in aula emerge tutto un puntualizzare e frenare contro quelle che nella Relatio sono state viste come delle fughe in avanti.
Ad esempio, in tema di omosessuali, nel dibattito è stata evidenziata sì la necessità di accoglienza, ma “con la giusta prudenza”, affinché non si crei “l’impressione di una valutazione positiva di tale orientamento da parte della Chiesa”. Auspicata la stessa attenzione anche nei riguardi delle convivenze. Tra le critiche, quella che in tutto il documento è quasi assente la parola “peccato”. Mentre si è tenuto a ricordare “il tono profetico delle parole di Gesù, per evitare il rischio di conformarsi alla mentalità del mondo presente”.
Sulle ipotesi per lo snellimento delle nullità matrimoniali c’è chi paventa un eccessivo carico di competenze sulle spalle dei vescovi diocesani. E in molti dei 40 interventi si è voluta sottolineare la necessità di parlare anche “delle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo”, sottolineare con più chiarezza il pregio del “matrimonio indissolubile”, e non focalizzarsi solo sulle situazioni familiari “imperfette”.
Il card. Filoni riassume spiegando che “c’è stato un apprezzamento generale per il lavoro fatto in pochissimo tempo”, ma ci sono anche state “osservazioni in ordine all’impostazione generale, l’architettura del documento”, poiché “è stato sottolineato ciò che manca o ciò che è andrebbe espresso meglio come il pensiero di Gesù sul matrimonio, che si accenna ma poi non si sviluppa”, e “anche la questione della dottrina della Chiesa, che non appare sufficientemente argomentata”.
Il fronte conservatore, insomma, punta i piedi e chiede modifiche al testo. Lamentando anche, come fa in un’intervista uno dei suoi capofila, l’americano Raymond Leo Burke, un’informazione sui lavori “manipolata” a discapito dei vescovi contrari alle aperture. Ma un altro dei padri sinodali confida a sua volta all’ANSA: “A parlare così è soprattutto il fronte degli sconfitti. La linea prevalente è invece quella a favore delle aperture. E anche il fatto che non siano stati pubblicati i singoli interventi è positivo: ci sarebbero state strumentalizzazioni, invece così il dibattito è stato come doveva essere, libero e franco”.
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