TOKYO – Il vecchio ‘militarismo’ nipponico agita i rapporti tra Cina e Giappone: la citta’ di Nanchino ha sospeso ogni scambio con la gemellata Nagoya dopo che il sindaco di quest’ultima, il populista Takashi Kawamura, ha messo in dubbio che possano esserci stati nel 1937 massacri di civili da parte dell’esercito imperiale durante la guerra sino-giapponese.
L’episodio e’ avvenuto lunedi’ quando il primo cittadino, 63 anni, ha riferito la ”sua visione” durante l’incontro avuto con Liu Zhiwei, componente del Comitato permanente del Partito comunista della citta’ di Nanchino, in visita in Giappone.
Kawamura, nella versione fornita dall’agenzia Kyodo, ha detto di ritenere che ci siano stati solo ”atti convenzionali di combattimento” nella citta’ cinese, non omicidi e stupri di massa di civili. Nagoya, quarta citta’ del Sol Levante, e Nanchino hanno stabilito relazioni di gemellaggio a dicembre del 1978.
La Cina ha presentato una formale protesta al Giappone in risposta alle dichiarazioni del sindaco di Nagoya che ha negato il massacro di Nanchino del 1937 nel quale morirono 300.000 persone. E’ stato il portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Hong Lei, ad annunciare la protesta del suo governo. Takashi Kawamura, sindaco di Nagoya, incontrando lunedi’ una delegazione proveniente dalla citta’ cinese di Nanchino ha detto che ”probabilmente il massacro non e’ avvenuto” scatenando le ire dei cinesi.
La ferita e’ ancora aperta, da quando, nel dicembre 1937, i giapponesi che occupavano la citta’ di Nanchino secondo fonti storiche si resero protagonisti di omicidi, stupri e saccheggi. Le cifre delle vittime sono sempre state smentite dai giapponesi. Nanchino e Nagoya sono gemellate dal 1978 e dopo le affermazioni del sindaco della citta’ giapponese, il governo di quella cinese, dove si trova anche un monumento alle vittime del massacro, ha deciso di interrompere qualsiasi contatto con la citta’ nipponica. Su internet ci stanno scatenando le proteste di molti internauti cinesi che fomentano il sentimento nazionalista anti-giapponese in Cina.