ROMA – E’ racchiuso in un guscio formato da tre strati, come una sorta di matrioska, il reattore delle centrali nucleari ad acqua bollente Bwr (Boiling water reactor), come quella di Fukushima 1.
Nel cuore di questa struttura concentrica si trovano le barre che contengono il combustibile: tubi di acciaio dal diametro di un centimetro e lunghi quattro metri al cui interno si trova il combustibile in forma di pastiglie.
Il sistema è progettato in modo che il combustibile resti confinato all’interno delle barre, che per questo motivo possono essere considerate la prima struttura di confinamento.
Le barre di combustibile sono a loro volta racchiuse e protette da una struttura di acciaio (vessel): è il contenitore più interno dell’edificio che racchiude il reattore.
Il vessel d’acciaio è racchiuso in un guscio di cemento armato dalla forma che ricorda quella di un’ampolla. Tra questo contenitore e il vessel si trovano le tubazioni e tutti i sistemi che assicurano l’ingresso e la fuoriuscita dell’acqua di raffreddamento.
Il vessel di acciaio e il suo guscio di cemento armato sono a loro volta racchiusi in una gabbia di calcestruzzo e acciaio nella quale si trovano le vasche per lo stoccaggio del combustibile, i servizi ausiliari e la vasca di abbattimento dell’accumulo di pressione. E’ la parte superiore di questo edificio ad essere crollata nei reattori 1 e 3 della centrale di Fukushima 1.
”Questa filosofia di costruzione, comune a tutte le centrali di seconda generazione si basa sulla concezione della difesa in profondità, secondo la quale il combustibile non deve essere assolutamente rilasciato nell’ambiente”, spiega Emilio Santoro, dell’Enea.
Una filosofia che non esisteva affatto all’epoca della progettazione della centrale a grafite di Chernobyl. In quella centrale il primo guscio, ossia il vessel che racchiude le barre di combustibile, era completamente scoperto ed era inserito in un edificio normale.
La filosofia del contenimento in profondità è invece alla base delle centrali di terza generazione, come quelle che si vogliono costruire in Italia, ma con alcune ulteriori misure di contenimento rispetto alle centrali di seconda generazione. Rispetto a queste ultime, le centrali Epr (European pressurized water reactor) hanno un ulteriore involucro metallico intorno al primo guscio che contiene le barre di combustibile. ”E’ un contenimento a tenuta – spiega Santoro – contro eventuali perdite dal circuito primario”.
Sempre rispetto alle centrali di seconda generazione, le Epr hanno in più una vasca che permette l’abbattimento della temperatura nel caso di eventuale fusione del materiale. In seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, si sta pensando (ma è ancora un’idea) a rafforzare ulteriormente l’edificio dei reattori Epr con una doppia parete in cemento armato, abbastanza robusta da contenere l’impatto di un grande aereo di linea.
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