ROMA – Se la medicina e la scienza dovessero offrirci delle stampelle immaginarie tali da renderci immortali? Se l’evoluzione della specie, intesa come la intendeva Darwin, dovesse portare, tra cento, mille anni, a esseri umani biologicamente inscalfibili? Se, insomma, l’uomo dovesse arrivare a un tale punto di salute da poter evitare il confronto con quell’antipatica tappa della vita chiamata morte? Il quesito è vecchio come il mondo e, ad oggi, nessuno l’ha saputo risolvere. Ma in America, sull’immortalità, vogliono vederci chiaro. Popolo pragmatico per antonomasia, aldilà dell’oceano pensano che mettendo in mano 5 milioni di dollari a un team di filosofi, teologi, e scienziati, si possa finalmente venire a capo della questione delle questioni. Se così avvenisse in fin dei conti bastava poco: cosa sono 5 milioni davanti alla soluzione del più grande mistero umano?
La Templeton Foundation (fondazione filantropica americana) ha appena staccato un assegno da 5 milioni in favore del professor John Martin Fischer, professore di Filosofia all’università di California-Riverside. L’Immortality Project riunirà, per i prossimi 3 anni, filosofi, teologi e scienziati per discutere vari temi legati all’immortalità: le persone possono sopravvivere alla morte del corpo? E’ irrazionale desiderare l’immortalità? Fino ad analizzare le cosiddette esperienze di pre-morte, ovvero persone che hanno provato l’esperienza del coma oppure hanno sfiorato l’aldilà. Anche in questo campo le opinioni divergono: gli americani raccontano l’ultraterreno come una luce in fondo a un tunnel. I giapponesi come un giardino. Il paradiso è diverso secondo le latitudini terrestri oppure anche l’aldilà è influenzato dalle nostre convinzioni culturali? La buona notizia è che, a quanto pare, fra 3 anni ne sapremo di più.