GERUSALEMME – Simcha Jacobovici, un noto documentarista specializzato in ricostruzioni storiche-religiose, sostiene di aver rintracciato due chiodi che furono estratti dalla croce di Gesù. Jacobovici li illustrerà nel documentario “I chiodi della Croce” che uscirà prossimamente. Al momento però, la sua scoperta è stata accolta da grande scetticismo fra gli archeologi israeliani. Un esperto ha infatti spiegato al quotidiano Haaretz: “Le sue interpretazioni non hanno niente a che vedere con la ricerca archeologica”.
I due ossari sono stati scoperti a Gerusalemme vent’anni fa insieme a delle boccette di profumo ed oggetti di ceramica: sopra di essi c’erano incise le parole “Caifa” e “Yehosef Bar Caifa”. La loro fattura era elegante, ma la grotta in cui furono casualmente reperiti appariva modesta. Gli studiosi israeliani dell’epoca, secondo Jacobovici, non avevano annesso l’importanza dei due chiodi lasciando che questi andassero perduti.
Nel documentario, Jacobovici sostiene che i chiodi in realtà non andarono perduti del tutto finendo al laboratorio della Facoltà di Medicina dell’Università di Tel Aviv.
Un responsabile del laboratorio ha replicato a Haaretz di non essere in grado di stabilire da quale sepolcro di Gerusalemme arrivarono. Jacobovici (che nel 2007 ha già prodotto con James Cameron un documentario intitolato “La Tomba perduta di Gesù”) non si perde comunque d’animo e propugna le proprie tesi anche mediante un’analisi approfondita dei simboli che adornano l’ossario.
Jacobovici ritiene che i resti trovati a Gerusalemme vadano ricondotti al Sommo Sacerdote Caifa, colui che secondo i Vangeli consegnò Gesù ai Romani. Dall’esame di testi religiosi, il documentarista ritiene di poter sostenere che Caifa avesse compreso a posteriori la importanza del messaggio di Gesù e si fosse pentito di aver consegnato un ebreo ai romani. Di conseguenza avrebbe chiesto di proposito che i chiodi estratti dalla sua croce fossero conservati con le proprie ossa.