NEW YORK – La violenza domestica, soprattutto contro donne e bambini, uccide più delle guerre: è la sorprendente conclusione del primo studio che tenta di calcolare il prezzo anche monetario di un fenomeno che, secondo i suoi autori, costa all’economia mondiale oltre 8mila miliardi di dollari all’anno.
Il dossier, commissionato dal Copenaghen Consensus, il think tank del sociologo danese Bjorn Londborg, sollecita le Nazioni Unite a prestare attenzione agli abusi domestici che di fatto rischiano di essere trascurati a livello internazionale a fronte dei conflitti armati, dalla Siria all’Iraq, all’Ucraina.
“Per ogni morto civile su un campo di battaglia, nove persone sono uccise in dispute interpersonali”, hanno calcolato Anke Hoeffler della Università di Oxford e James Fearon della Stanford University, autori del rapporto.
Il nuovo studio si ispira a ricerche americane che hanno stimato, includendo mancati guadagni e spese per la giustizia, in 9,1 milioni di dollari il costo medio di un omicidio. Dalle risse domestiche ai conflitti armati, secondo Hoeffler e Fearon, la violenza costa al mondo 9.500 miliardi di dollari l’anno, per lo più in output economico mancato, e l’equivalente dell’11,2 per cento del Pil.
Questi costi tuttavia, secondo Hoeffler e Fearon, non derivano più di tanto dalle guerre civili – 170 miliardi annui – che impallidiscono davanti ai 650 miliardi degli omicidi e soprattutto alle migliaia di miliardi della violenza domestica.
Basandosi su costi stimati, lo studio valuta che gli abusi non letali sull’infanzia rubano l’1,9 per cento del Pil nei paesi ricchi e fino al 19 per cento nelle nazioni povere dell’Africa sub Sahariana dove le punizioni corporali più severe sono comuni.
Secondo Lomborg la violenza in casa è spesso trascurata nello stesso modo con cui gli incidenti d’auto, che uccidono di più, attirano meno attenzione dei disastri aerei.