ROMA – La firma, all’ultima pagina, è una sola ed è quella di Papa Francesco. L’enciclica, Lumen Fidei, la prima del nuovo pontefice, è però stata scritta a quattro mani. Una prima stesura di Benedetto XVI, e una revisione e integrazione da parte di Francesco. La firma unica, quindi, è solo questione di protocollo: per essere enciclica deve essere firmata da un Papa e così è stato.
‘Lumen Fidei” spiega il Papa assume anche quanto ha scritto Benedetto XVI che ”aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede”. Lo scrive papa Francesco, dicendo di assumere ”il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”.
Ed è evidente, stando almeno agli esperti che hanno già letto il testo, il lavoro stratificato. Il testo è formato da 4 capitoli, una introduzione e una conclusione. In totale 82 pagine. Dove, come osserva Repubblica, “appaiono tredici volte le espressioni “vita comune” e “bene comune”. Segni evidenti del lavoro di Bergoglio. Come le metafore vicine alla gente comune. Ancora Repubblica:
Come la metafora usata nel primo capitolo: “In tanti ambiti della vita ci affidiamo ad altre persone che conoscono le cose meglio di noi. Abbiamo fiducia nell’architetto che costruisce la nostra casa, nel farmacista che ci offre il medicamento per la guarigione, nell’avvocato che ci difende in tribunale”. Papa Francesco, che è solito usare immagini vicine al vissuto comune, sottolinea che “abbiamo anche bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio” e inquadra in questo modo la figura di Cristo come “colui che ci spiega Dio”, attraverso “il suo modo di conoscere il Padre, di vivere totalmente nella relazione con lui”.
Proprio sulla base dell’esperienza cristiana, si comprende, secondo il Papa, anche “l’architettura dei rapporti umani”: “Senza un amore affidabile – si legge nell’enciclica – nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare”. Proprio nell’amore, invece, “è possibile avere una visione comune”, imparando a vedere la realtà con gli occhi dell’altro, in un atteggiamento che “non ci impoverisce, ma arricchisce il nostro sguardo”.
Non manca, nell’enciclica, un riferimento al matrimonio, ovviamente tra uomo e donna. La fede che illumina la città degli uomini, illumina anche la famiglia, la ”unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio” scrive papa Francesco nella sua prima enciclica, parlando di ” riconoscimento e accettazione della bonta’ della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita”. L’amore dei coniugi, scrive il Papa, ”coinvolge tutta la vita e ricorda tanti tratti della fede”. Ed e’ possibile ”quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti”.