ROMA – Papa Francesco dona 200mila euro ai bisognosi, 50mila ai migranti per i visti. Non solo la realizzazione di bagni adibiti con docce per i senzatetto della Capitale, giusto nelle vicinanze del Colonnato di San Pietro. Papa Francesco aiuta anche a pagare le bollette delle famiglie insolventi per evitare loro lo sfratto, così come contribuisce alle spese necessarie all’adempimento di visti e documenti per tanti migranti giunti in Italia. Con quale cifra?
Solo lo scorso mese con 250 mila euro tramite l’Elemosineria apostolica, il “braccio” esecutivo della carità del Pontefice, guidata dall’arcivescovo polacco Konrad Krawiesji, l’ecclesiastico cui Bergoglio nominandolo spiegò chiaro e tondo che non doveva essere un vescovo da scrivania ma il suo prolungamento concreto tra i poveri e gli ultimi.
In particolare, Bergoglio ha aiutato con 200mila euro tante famiglie bisognose, e con 50mila i migranti, impossibilitati a pagare i circa 150 euro necessari per mettere in regola i documenti. Un’attenzione ai più deboli che il Papa “venuto da lontano” vuole portare a tutti i livelli, dalle “docce” alle assisi internazionali: infatti, giovedì prossimo Francesco si recherà alla sede della Fao, a Roma, per rilanciare, nell’ambito della seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione in programma dal 19 al 21 e di fronte a centinaia di governanti mondiali, il suo appello alla lotta contro la fame nel mondo.
“I soldi ci sono, il Papa ce li ha – spiega serafico all’ANSA, Krajewski – si tratta di impiegarli in maniera intelligente ed evangelica”. Del resto, in merito alla realizzazione delle docce all’interno dei bagni per i pellegrini che si trovano vicino al colonnato di San Pietro, proprio sotto le finestre del Palazzo apostolico, i cui lavori inizieranno lunedì 17 novembre e che saranno destinate all’utilizzo anche dei tanti senzatetto che gravitano attorno all’affollata area della basilica vaticana, Krajewski puntualizza: “Non facciamo nulla di straordinario, dare alle persone la possibilità di lavarsi fa parte dell’abc di una comunità, a Roma tutti i bagni sono chiusi, ma sono esigenze elementari, dove dovrebbero andare queste persone? E io come pastore come posso parlare loro del Vangelo quando ho di fronte chi innanzitutto ha esigenze del genere?”.
“Siamo al centro dell’Europa – fa notare l’Elemosiniere – mica in Africa, eppure la Città eterna non offre la possibilità di un bagno aperto, una cosa fondamentale. Come in una famiglia i genitori provvedono a dare da mangiare a un bambino e soddisfare le sue esigenze primarie perché poi possa crescere da solo, così noi dovremmo dare ai più poveri i servizi essenziali, così magari loro potranno avere anche una chance di reinserimento nella società”.
Insomma, oltre “tanti discorsi politici, spesso finalizzati solo alle scadenze elettorali”, non risparmia la stoccata Krajewski, si tratta semplicemente di mettere in atto un po’ di pragmatismo, a partire dallo stesso Vaticano e la tutta la Chiesa. Infatti, l’iniziativa delle docce per i clochard è stata avviata, sempre su invito dell’arcivescovo polacco, anche in una decina di parrocchie romane.
“Lo dico anche al sindaco Ignazio Marino, che è un medico – si rivolge quindi Krajewski al primo cittadino della Capitale -, dove dovrebbero andare queste persone a fare la pipì? Eppure, i soldi ci sono, e tante risorse vengono sprecate. A Roma ad esempio il cibo non manca, volendo si potrebbe fare tanto, ma se servono 15 timbri e autorizzazioni non si fa più nulla”. L’elemosiniere del Papa tiene comunque a precisare che tutte le iniziative del suo ufficio “non sono in mio nome, sono nel nome del Signore e del Vangelo” che significa promuovere “la dignità umana” delle persone.
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