ROMA – Incolpevole ispiratore dello scandalo Vatileaks, quando scrisse a Benedetto XVI nel 2011 per scongiurare un suo allontanamento da Roma proprio mentre era impegnato a far pulizia sui soldi facili e recuperare risorse, monsignor Carlo Maria Viganò, il moralizzatore spedito in America come nunzio apostolico perché pestava troppi augusti piedi, è in procinto di essere richiamato in Vaticano da Papa Francesco. I rumors vaticani (ne dà conto Antonino D’Anna su Italia Oggi) scommettono su una sua imminente promozione a cardinale insieme alla guida del Governatorato della Santa Sede (in pratica il plenipotenziario del Papa del potere esecutivo vaticano).
Proprio l’esperienza negli Usa, la nunziatura più ricca (e più influente del mondo), ne ha fatto risaltare competenze e autorevolezza presso i potenti cardinali. Già a ottobre 2013 Bergoglio lo aveva incontrato rassicurandolo e consigliandolo di restare sereno, mantenere un profilo basso e aspettare fiducioso il suo momento.
Viganò potrà rientrare in Vaticano, magari al Governatorato e stavolta con la berretta in testa. Un risarcimento non da poco per Viganò, classe 1941 e che quindi all’atto della riforma della Curia – prevista per il 2015 – avrà 74 anni. Un anno, forse due di nuovo in servizio a Roma (al 75° compleanno Viganò dovrà dare le dimissioni, come prevede la legge canonica, ma che possono essere respinte), e la possibilità di essere un elettore del successore di Bergoglio. (Antonino D’Anna, Italia Oggi)