Continua a far riflettere l’assurda contraddizione che esiste negli Stati Uniti: considerati la più grande democrazia del mondo, molti stati ancora oggi adottano la pena di morte. Una riflessione che riaffiora alla mente proprio ora che in un carcere dell’Ohio è stato ucciso con un iniezione letale il millesimo condannato dal 1976, data in cui la Corte suprema autorizzò le ripresa delle esecuzioni capitali negli Usa.
Ad essere vittima della pena di morte questa volta è stato Marvallous Keene, condannato per avere ucciso nel Natale del 1992 cinque persone.
L’Unione Europea ha espresso con una nota, «profondo rammarico». L’Ue, prosegue il comunicato, si oppone all’uso della pena capitale in tutti i casi ed in tutte le circostanze e chiede la sua abolizione universale. Crediamo che l’abolizione della pena di morte, prosegue la presidenza Ue, «sia essenziale per proteggere la dignità umana e per il progressivo sviluppo dei diritti dell’uomo».
In America, informa il Death Penalty Information Center, sono 35 gli Stati che prevedono nel loro ordinamento la pena capitale. Tra loro, il Texas che ha il primato del numero di esecuzioni, ben 439, seguito dalla Virginia con 103 casi e l’Oklahoma con 91. Ultimi in questa particolare classifica con solo una pena capitale comminata dal 1976 a oggi, il Connecticut, l’Idaho, il New Mexico, il Colorado, il Wyoming e il South Dakota.