Teresa Lewis, la donna di 41 anni disabile mentale, è stata uccisa intorno alle 3.13 ora italiana da un’iniezione letale nel ‘braccio della morte’ del Greensville correctional center. Lo ha reso noto il portavoce del carcere Larry Traylor parlando con i giornalisti.
Teresa, ha riferito Traylor, e’ deceduta alle 21:13 di ieri ora locale (le 3:13 di oggi in Italia). L’esecuzione si e’ conclusa senza alcuna complicazione. Prima di ricevere l’iniezione, la Lewis ha chiesto se la figlia fosse presente. ”Quindi – ha spiegato il portavoce del carcere – ha detto di amarla e di essere molto dispiaciuta per lei”.
”Quando e’ entrata nella stanza – ha raccontato uno dei quattro giornalisti che hanno assistito all’esecuzione – ha alzato gli occhi, guardandosi intorno, terrorizzata. Alcuni ufficiali hanno cercato di calmarla accarezzandole le spalle. Quindi ha parlato della figlia Kathy”. Come ultimo pasto, ha riferito il portavoce del carcere, la Lewis ha chiesto pollo fritto, piselli al burro e torta alle mele.
Solo un miracolo poteva salvare la vita a Teresa Lewis. Dopo il governatore della Virginia, anche la Corte Suprema aveva negato giovedì la grazia a questa disabile mentale di 41 anni, condannata a morte sette anni fa con l’accusa di aver organizzato l’omicidio del figliastro e del marito. Solo su internet si lottava ancora per salvarle la vita, fino all’ultimo. Alla Corte Suprema, a suo favore hanno votato solo due giudici, Sonya Sotomayor e Ruth Bader Ginsburg. Contro gli altri sette.
Una brutta storia che si è conclusa negli States, in un clima di sostanziale indifferenza. Il suo caso è stato rilanciato mercoledì dalle parole di Ahmadinejad, che ha voluto paragonare la sua vicenda a quella di Sakineh. Tuttavia, il dibattito s’e’ spento immediatamente. Giovedì il New York Times ha dedicato la sua prima pagina ai tanti problemi di Obama, tra i gay in divisa e l’economia che non tira. E lo stesso Washington Post, ha parlato di Teresa nelle pagine dedicate alla cronaca locale. Su internet pero’ si è lottato fino all’ultimo per salvarla.
Oltre agli appelli di Amnesty International, in tanti hanno cercato di mettere pressione sul governatore Bob McDonnell e convincerlo a cambiare idea. E’ nato un sito web ‘saveteresalewis.org’, in cui si ripercorre tutta la storia di questa donna con gravi disturbi mentali che un malaugurato giorno, all’eta’ di 33 anni, venne circuita da due criminali in un supermercato vicino casa. Uno di loro racconto’ al processo che lei era esattamente la persona che stava cercando: ”Era una donna brutta e scema che aveva sposato un uomo solo per i soldi e che potevo facilmente convincere a fare per me tutto cio’ che volevo”. E cosi’ ando’.
Matthew Shallenberger, che all’epoca aveva 21 anni, divento’ in poco tempo il suo amante. Lei perse la testa: lo copriva di regali e di soldi. Una volte gli mando’ perfino un mazzo di rose. Matthew allora gli propose il suo disegno criminale: uccidere il marito e il figliastro, impossessarsi della casa e dei soldi dell’assicurazione sulla vita e vivere insieme per il resto dei suoi giorni. Cosi’, la sera del 30 ottobre del 2002, Teresa lascio’ aperta la porta di casa. Matthew e un suo complice poterono quindi entrare e uccidere a colpi di pistola i due uomini. Dopo l’arrivo dei poliziotti, Teresa crollo’ immediatamente e confesso’ tutto. Alla fine, i giudici di primo e secondo grado la condannarono a morte definendola ”la testa del serpente”, la mandante del crimine. Ai due esecutori materiali, l’ergastolo. Uno dei due, proprio Shallenberger, una volta in carcere, scagiono’ Teresa, confessando di essere stato lui a circuirla. Ma poco dopo si suicido’ e le sue dichiarazioni non furono accettate dalla Corte d’Appello.
Cosi’ Teresa Lewis, una donna che tutti i test clinici definiscono una disabile mentale, è stata condannata a morte. Nel sito che chiede la sua salvezza, e’ possibile vedere un video, davvero toccante, in cui scorrono alcune foto dell’infanzia di Teresa e sullo sfondo la si sente cantare da dentro le sbarre ‘I need a miracle’, un gospel famosissimo, il suo preferito. Un miracolo, l’unica cosa di cui avrebbe avuto bisogno lei.
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