ROMA – L’ordine religioso dei Salesiani è sull’orlo del fallimento e rischia il sequestro di beni per 130 milioni di euro, scrive il Corriere della Sera. Il segretario di Stato del Vaticano, Tarcisio Bertone, in una lettera depositata agli atti ha dichiarato di essere stato ingannato sul reale valore del patrimonio dell’eredità destinata alla Fondazione Gerini, controllata dai Salesiani, e contesa con gli eredi esclusi dal testamento di Alessandro Gerini.
Bertone ha inoltre chiesto al giudice Adele Rando di continuare ad indagare su coloro che “hanno provocato un danno ad una delle più grandi istituzioni educative della Chiesa cattolica e si sono comportati nei miei confronti in un modo riprovevole”.
Il Corriere della Sera scrive:
“La Santa Sede torna dunque al centro di una vicenda giudiziaria dai retroscena controversi e a tratti incredibili. La questione va avanti da ben 22 anni e negli ultimi cinque è stata segnata da un negoziato segreto che ha avuto tra i protagonisti principali proprio Bertone. Quanto basta per riaccendere quello scontro interno al Vaticano già emerso in maniera eclatante con l’inchiesta sui «corvi» e il processo contro il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele”.
La vicenda dell’ordine fondato da don Giovanni Bosco inizia il 5 giugno 1990 con la morte di Alessandro Gerini a Roma, che lascia immobili, terreni, denaro e opere d’arte in eredità alla “Fondazione Gerini”, che è sotto il controllo della Congregazione Salesiana. I nipoti di Gerini però decidono di impugnare il testamento e avviano una cause in sede civile, amministrativa e canonica che ormai vanno avanti ad anni.
I due protagonisti di questa eredità contesa, scrive il Corriere, sono Carlo Moisè Silvera e Renato Zanfagna:
“L’uomo (Silvera, ndr) si accredita come emissario degli eredi e propone una transazione alla Fondazione e all’economo dei Salesiani don Giovanni Battista Mazzali. Sia pur tra mille difficoltà e ostacoli viene avviata una trattativa e nel 2007 il patto tra le parti sembra essere vicino. Si ipotizza infatti la vendita di alcuni beni e arbitro della contesa diventa l’avvocato milanese Renato Zanfagna, legale della società «Gbh spa» che ottiene l’opzione di acquisto dei terreni”.
Zanfagna, scrive il quotidiano, con i mesi diventa “il più ascoltato consigliere” di don Mazzali:
“L’8 giugno 2007, esattamente 17 anni dopo l’apertura del testamento del marchese Gerini viene siglato l’accordo in sede civile: per chiudere ogni controversia la Fondazione versa 16 milioni. Cinque milioni vanno ai nipoti del nobiluomo, ben 11 milioni e mezzo a Silvera che li ha rappresentati. E non è finita. Si stabilisce che la percentuale per il faccendiere debba essere aumentata quando sarà effettuata la stima complessiva dell’intero patrimonio. La commissione di periti – presieduta proprio dall’avvocato Zanfagna – stabilisce che il patrimonio equivale a circa 658 milioni di euro, dunque la «provvigione» per Silvera sale fino a 99 milioni di euro”.
Ma nel 2009 la Fondazione non paga e Silvera chiede il sequestro dei beni per 130 milioni di euro, che ottiene il 18 marzo 2010, scrive il quotidiano:
“Il tribunale di Milano mette i «sigilli» a mobili e immobili per 130 milioni di euro, interessi compresi. In particolare la sede della direzione generale dei Salesiani in via della Pisana a Roma e il fondo Polaris aperto in Lussemburgo per il deposito dei contanti. La contesa questa volta mette a rischio la stessa sopravvivenza della Congregazione. E così, l’1 febbraio 2012 la Fondazione, assistita dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri, denuncia per truffa Silvera, Zanfagna e altri professionisti che si sono occupati della vicenda. L’atto è firmato dal presidente don Orlando Dalle Pezze che specifica come il vero truffato sia l’economo don Mazzali”.
La Procura di Roma mette sotto indagine gli accusati, ma chiude il fascicolo l’11 giugno e archivia il caso: “Non c’è stato alcun raggiro, la transazione è valida”. E’ allora che Bertone decide di scrivere la lettera da consegnare al giudice:
“Ho dato il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma destinata a Silvera, depauperando e umiliando l’attività benefica della Congregazione”. Il verdetto del giudice arriverà questa mattina (il 13 novembre, ndr). Se l’inchiesta sarà archiviato, il sequestro dei beni diventerà operativo. E per i Salesiani si aprirà la strada del fallimento.
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