Sarà importante leggere la sentenza del tribunale di Milano, che ha deciso il non doversi procedere nei confronti di Pollari e Mancini, ex numero uno e numero due del Sismi, per l’esistenza del segreto di Stato e ha invece condannato due altri funzionari per favoreggiamento. La cosa rimane di difficile comprensione a caldo, perché è come se un omicida venisse assolto e un’altra persona venisse invece condannata per averlo aiutato a commettere un delitto che non è stato possibile accertare.
Naturalmente sono state diverse le reazioni degli imputati a seconda della conclusione del processo. L’ex numero due del Sismi, Mancini, per cui erano stati chiesti dieci anni, è uscito precipitosamente dall’aula e ha cercato visibilmente di contenere le emozioni, prima di essere affiancato dai suoi legali: «Nessuna dichiarazione», gli hanno suggerito.
A chi gli faceva notare come non fosse una sentenza di assoluzione nel merito, ma, appunto un non doversi procedere per l’esistenza del segreto di Stato, Mancini aveva già risposto: «Guardate che non è una malattia».
Costernato, invece, il colonnello Luciano Seno, condannato a tre anni per favoreggiamento: «Ma, come quelli sono assolti dal sequestro e io condannato? È una follia».
Difficile dargli torto.