TEL AVIV – Gay dichiarati ed eterosessuali senza tentazioni, drag queen audaci e giornalisti ironici, transessuali e attori, stilisti ed ex top model, celebrita’ televisive, campioni sportivi e perfino Judy Nir Mozes, moglie del vice-premier di Israele, Silvan Shalom: in quaranta sono usciti in passerella per concludere, con un festoso inno alla liberta’ sessuale, la prima edizione della Tel Aviv Fashion Week.
La sfilata-evento, organizzata dalla Igy (Israel Gay Youth), l’associazione della gioventu’ omosessuale, ha sorpreso solo i giornalisti stranieri che non si aspettavano tanta disinvoltura in questa citta’. Tel Aviv sembra vivere senza troppe tensioni tutti gli aspetti della modernita’: tre giorni sono pochi per capire, ma bastano per dire che questa e’ una realta’ sorprendente.
A meno di un’ora d’auto da Gerusalemme, ne rappresenta l’opposto, l’altra faccia di Israele. Il sindaco, Ron Huldai e’ stato chiaro: ”il messaggio che emerge dalla fashion week di Tel Aviv assomiglia alla citta’ stessa, innovativa, audace, inaspettata e che rompe con le convenzioni”.
Milano e Parigi, che si vantano di essere capitali all’avanguardia, avrebbero il coraggio di concludere i loro calendari della moda con un simile evento? Tel Aviv l’ha fatto: non e’ stata una gay-parade dell’orgoglio omosessuale, solo una bella sfilata (circa 30 stilisti coinvolti per vestire le celebrita’) vissuta come una festa.
Ad aprire la passerella e’ stata Stella, famosa cantante dalle forme piu’ che abbondanti (in passato ha anche sfilato a Parigi per Jean Paul Gaultier che spesso ama stupire con le donne-cannone). Dopo di lei, tanti nomi famosi nel paese: chissa’ se il noto rock-singer e’ gay, certamente lo e’ quel ballerino (del resto ha fatto ‘coming out’), ma sicuramente la giornalista tv non e’ lesbica e forse neppure la cantante vestita da uomo.
Resta il dubbio sul giocatore di basket con il fatale e lungo abito bianco. E’ simpatica la piu’ famosa drag queen, l’altissima K-Long: anche lei, o lui che dir si voglia , e’ una stilista uscita dalla Shenkar College, onore e vanto del fashion system israeliano. Il gioco va avanti tra recita e testimonianza, tra comicita’ e applausi.
Alla fine, anche i piu’ curiosi, smettono di farsi domande sulle tendenze sessuali dei partecipanti: nell’atmosfera di simpatia generale e’ davvero l’ultimo dei problemi, e in fondo era questo lo scopo ‘educativo’ di una sfilata (l’unica a pagamento, per scopi benefici) che ha regalato un grande finale a una piccola moda esordiente.