ISTANBUL – La Turchia, su ordine del premier turco, ha abbattuto un jet militare russo che volava in Siria e che avrebbe invaso lo spazio aereo turco. Un’azione subito rivendicata e che dà idea della polveriera mondiale che questa porzione di Medio Oriente sta diventando. I fatti: un jet proveniente dai cieli siriani non avrebbe risposto agli avvertimenti degli F-16 di Ankara di allontanarsi dallo spazio aereo. Dieci avvertimenti in 5 minuti, specifica l’esercito turco.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu dà l’ordine di abbatterlo, azione subito rivendicata dall’ufficio del premier. Dopo un’ora Mosca conferma le prime indiscrezioni: è un velivolo russo, uno dei due piloti che si era lanciato con il paracadute è stato catturato dalle milizie turcomanne anti-Assad nel nord della Siria e successivamente ucciso. Gli stessi ribelli hanno girato un video, inviato alla Reuters, in cui mostrano il corpo inneggiando ad Allah. Dell’altro pilota invece non c’è traccia.
La tensione sale subito. Il portavoce di Vladimir Putin spiega che è prematuro parlare delle conseguenze nei rapporti Russia-Turchia ma certo l’incidente è un episodio “molto serio”. Era in programma una visita del ministro degli Esteri Lavrov ad Ankara, visita che però non viene confermata dai russi.
Poco dopo l’accaduto lo stesso ufficio del primo ministro turco fa sapere che la Turchia si consulterà con la Nato e l’Onu sulla situazione al confine con la Siria. Un incidente evidentemente funzionale perché Ankara possa riequilibrare a proprio vantaggio la situazione in quest’area dove troppi interlocutori stanno conducendo una guerra con obiettivi diversi.
Gli Usa bombardano Isis e addestrano (e armano) i curdi peshmerga contro gli stessi jihadisti. La Francia bombarda, bombardamenti rafforzati dopo le stragi di Parigi. Anche la Gran Bretagna presto seguirà i francesi. Ma ci sono anche i russi che combattono sì Isis ma non solo: le loro bombe centrano anche l’opposizione del presidente Assad, un fronte fatto di tante sigle, da quelle laiche a quelle jihadiste.
Assad a sua volta ha un’alleanza con i libanesi, Hezbollah, Iran. Poi c’è chi, sotto banco, foraggia Isis, ovvero il fronte sunnita che va dall’Arabia Saudita al Qatar. In tutto questo i turchi vogliono una parte della Siria, a Nord, per farne una sorta di area cuscinetto con i curdi. I curdi a loro volta vogliono parte della Siria per farne il loro Kurdistan. Troppi interlocutori e troppi interessi, una vera polveriera mondiale.