NEW YORK – Cancelliamo Uber. Questo il grido virtuale lanciato su Twitter al suono dell’hashtag #DeleteUber. Una protesta forte e chiara contro la app di car sharing che ha offerto passaggi proprio durante lo sciopero dei tassisti di New York contro la legge di Donald Trump che blocca negli aeroporto i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana. I tassisti fuori dall’aeroporto John F. Kennedy non hanno trovato la solidarietà della compagnia, che ha continuato ad offrire passaggi durante la protesta e così l’app è stata accusata di sostenere Trump e boicottata. Una perdita di clienti che ha portato il co-fondatore e amministratore delegato Travis Kalanick a scaricare il presidente degli Stati Uniti, ma il danno di immagine per Uber è ormai fatto.
La marcia indietro di Kalanick, che fa parte del gruppo di consiglieri economici di Trump, potrebbe essere arrivata tardi. L’hashtag #DeleteUber, cancella Uber, ha fatto trend su Twitter da alla notte di sabato 28 gennaio a domenica 29 gennaio. Il sito Metro scrive che su Twitter sono in molti ad aver criticato Uber e il suo non aver rispettato lo sciopero di un’ora indetto dai tassisti all’aeroporto di New York. Un’ora in più di servizio che è costata ad Uber centinaia di utenti arrabbiati, se non migliaia, e altrettante cancellazioni della sua app da altrettanti smartphone.
Inutile forse che il co-fondatore Kalanick abbia annunciato, a danno fatto, la dissociazione dal presidente Trump e dalla sua ordinanza di impedire agli stranieri proveniente da paesi a maggioranza mussulmana l’ingresso negli Stati Uniti e un portavoce della compagnia ha dichiarato:
“Siamo dispiaciuti per la confusione circa i nostri precedenti tweet, non volevamo infrangere alcuno sciopero. Vogliamo che le persone sappiano che possono usare Uber per andare e tornare dall’aeroporto JFK specialmente di notte”.