ROMA – Un buffet da 18mila euro, con catering esclusivo, per 150 selezionati invitati. Sulla terrazza della Prefettura in Vaticano, vista mozzafiato su San Pietro, il giorno della canonizzazione dei due Papi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
E così, mentre in piazza migliaia di pellegrini si accampavano alla meglio per seguire la cerimonia, sulla terrazza i Vip osservavano degustando tartine e sorseggiando vino. Il buffet in questione è un piccolo giallo di cui parla l’Espresso.
Per usare un eufemismo, Papa Francesco non ne è rimasto affatto contento. Perché il pontefice era all’oscuro del piccolo ricevimento, così come ora cardinali e alti prelati fanno a gara per prendere le distanze dal costoso evento. Tra gli invitati anche Bruno Vespa e Roberto D’Agostino, l’imprenditore Marco Carrai, molto vicino a Matteo Renzi, il presidente dello Ior Ernst Von Freyberg. Il primo sospettato è stato il cardinale Giuseppe Varsaldi, a capo della Prefettura per gli Affari Economici e quindi primo “indiziato”.
Lui però, intervistato da Le Iene, si è tirato fuori: “Non ho organizzato nè assistito a quanto è avvenuto sul terrazzo e non sapevo che ci fossero degli sponsor”. Pare che in questi giorni, secondo l’Espresso, abbia cercato le aziende chiamate a sponsorizzare l’evento per sapere chi le avesse contattate. Perché la cartolina di invito, con tanto di stemma vaticano, non è stata spedita dalla Prefettura e pare che alle aziende-sponsor sia stato chiesto un contributo complessivo di 20mila euro, usati per coprire il costo dell’evento.
Chi c’è dietro l’organizzazione? L’Espresso fa il nome di Francesca Chaouqui, nominata un anno fa alla Cosea, la Commissione per il riordino degli uffici economico-amministrativi. Pare, raccontano le cronache, che fosse lei a fare da anfitrione nel corso del banchetto, anche se lei smentisce di essere la mente organizzatrice: “Non ho gestito né parterre né inviti”.
Ma due imprese, una in risposta alla lettera di Versaldi e l’altra contattata dall’Espresso, hanno fatto lo stesso nome: sono state contattate da Francesca Chaouqui. Francesca Immacolata Chaouqui, è l’unica donna tra otto tecnici nominati alla Commissione d’inchiesta sulle finanze vaticane. Nata in un paesino di 2mila anime in provincia di Cosenza, da mamma italiana e papà franco-marocchino, la Chaouqui a Roma ha fatto carriera nell’ambito delle pubbliche relazioni.
Prima di approdare in Vaticano lavorava alla Ernst&Young. Una professionista lanciatissima, poco più che trentenne, che al momento della sua nomina da parte di papa Francesco ha lasciato più di qualche perplessità: perché una pr in Vaticano?
A Roma deve le sue prime opportunità alla contessa Marisa Pinto Olori del Poggio che la introduce nel mondo della diplomazia. Un ulteriore appoggio alla sua carriera nell’ambito delle pubbliche relazioni arriva dalla conoscenza con il senatore Giulio Andreotti. Si fa conoscere, in tempi recenti, anche per alcuni tweet al vetriolo contro il cardinal Bertone e Ratzinger, poi rimossi, che lei dirà essere stati scritti da altri. Da circa un anno la Chaouqui lavora per il Vaticano e, se l’organizzazione del banchetto in terrazza dovesse essere riconducibile a lei, le conseguenze potrebbero farsi sentire. Sull’episodio papa Francesco vuole far luce, come racconta Emiliano Fattibaldi, l’autore dell’articolo uscito sull’Espresso:
Pare che Francesco, però, non abbia giudicato l’iniziativa di buon gusto. L’assalto dei vip al sacro buffet non sembra troppo coerente con il suo mantra di «una Chiesa povera per i poveri», né ha apprezzato che monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, segretario sia della Cosea sia della Prefettura, abbia distribuito ostie a Vespa e soci da un bicchiere di vetro preso dal catering. Così ha chiesto al sostituto della Segretaria di Stato Angelo Becciu di capire chi avesse autorizzato la festicciola, come fosse stato pagato il buffet, quali fossero gli sponsor, chi avesse mandato gli inviti. Quando si è scoperto che la cartolina con lo stemma vaticano non era stata spedita dal presidente del dicastero, e che l’happening è costato agli sponsor privati circa 20 mila euro, in Vaticano è scoppiata una gazzarra. La “guerra della terrazza”, la chiamano, e – ironie a parte – per i perdenti potrebbe avere conseguenze spiacevoli.
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