ROMA – Dal giugno scorso nelle bollette di acqua (soprattutto), luce e gas si è materializzata una nuova voce, un nuovo balzello che finisce per far lievitare l’importo: si chiama deposito cauzionale, una somma da versare a inizio contratto a garanzia del fornitore in caso di morosità. La normativa che l’ha introdotto stabilisce che il deposito è possibile ma non obbligatorio: stabilisce anche che è retroattivo, cioè lascia ai fornitori la possibilità di applicarlo sui contratti in essere.
Normalmente senza preavviso. A chi la bolletta la paga tramite rid bancario o carta di credito il deposito non si applica: peccato che, essendo mancata una informazione capillare e puntuale, chi poteva scegliere non è stato messo in grado di farlo (magari stipulando un contratto senza indicare pagamenti telematici e accollandosi la spesa aggiuntiva).
Questo deposito vale in genere tre mensilità di consumo medio, spalmato su due bollette: importi in media da 60 euro per la prima casa (70 per la seconda) per l’acqua che però diventano più gravosi per esempio per i commercianti e chi consuma più acqua: oltre i 500 metri cubi il deposito si trasforma in una richiesta di garanzia tramite fidejussione bancaria.
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