Affitti in nero, arriva la cedolare secca: il taglio dei canoni la pena

ROMA – Ancora poche ore per dichiarare al Fisco l’affitto che finora è stato tenuto nascosto. Da martedì 7 giugno infatti entrano in campo le super-sanzioni introdotte insieme alla cedolare secca dal decreto sul Fisco municipale. In pratica chi viene scoperto a percepire un affitto non dichiarato dovrà riconoscere all’inquilino un canone a prezzo di saldo, inferiore fino al 90% rispetto ai valori di mercato. Il tutto per quattro anni a partire dalla registrazione del nuovo contratto, rinnovabili di altri quattro.

La regola non lascia scampo, perché il nuovo canone sarà pari al triplo della rendita catastale e terrà così gli introiti del proprietario lontanissimi dai livelli di mercato, traducendosi in una perdita di svariate migliaia di euro sulla distanza dei quattro o degli otto anni. Nelle intenzioni del Governo la stangata dovrebbe far cambiare abitudine ai tanti italiani, almeno 500mila, che ogni anno nascondono i propri redditi da locazione all’Erario.

Ad esempio chi dà in locazione un bilocale a Roma, in una zona semi-centrale, chiede al proprio inquilino 1.200 euro al mese. Se non li denuncia tutti con puntualità e viene scoperto, il canone sprofonderà a 165 euro al mese, con un taglio d’ufficio che sfiora i 50mila euro nel corso della durata del contratto. Conseguenze simili si incontrano a Milano, mentre la differenza fra i canoni di mercato e quelli che sarebbero imposti dal Fisco si attenua un po’ nelle altre città, pur rimanendo sempre salata per l’eventuale “colpevole”.

Solitamente chi riscuote un canone completamente ignoto al Fisco, spesso ha l’accortezza di non intestare all’affittuario nessuna utenza, proprio per non lasciare tracce, e di farsi pagare solo in contanti. Naturalmente pochissimi padroni di casa sono così ingenui da firmare e consegnare all’inquilino le ricevute di pagamento o addirittura la copia cartacea del contratto non registrato.

Come spiega Il Sole 24 Ore, per superare questo blocco, la circolare 26/E dice chiaramente che l’inquilino può registrare di propria iniziativa il contratto d’affitto – e quindi far scattare il canone scontato – anche “in assenza di un apposito contratto scritto”. E questo anche se si tratta di evidenziare l’esistenza di un canone reale più elevato di quello dichiarato al Fisco. In entrambe queste ipotesi, però, l’inquilino deve presentare all’ufficio una denuncia in doppio originale e il “modello 69” compilato.

Il che vuol dire possedere i dati catastali dell’immobile affittato e i dati anagrafici del proprietario. Altrimenti, se mancano gli elementi per compilare il modello, l’unica via appare quella di una segnalazione alle Entrate, che poi faranno le proprie indagini ed eventualmente emetteranno un avviso di accertamento, registrando d’ufficio il contratto super-scontato. Ma in questo caso, è ovvio, i tempi si allungano.

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