I nomi di Antonio Baldassarre e Giancarlo Elia Valori compaiono nelle indagini che la Procura di Roma sta conducendo sulla vicenda della cessione Alitalia, a quanto riporta un articolo del Fatto Quotidiano. Secondo il giornale, i magistrati romani ritengono che Baldassarre e Valori, insieme con altri due personaggi romani, Danilo Dini e Claudio Prati, abbiano contribuito a diffondere false informazioni circa l’acquisto della compagnia aerea da parte della finanziaria Sviluppo Mediterraneo.
I fatti in questione si riferiscono al 2007. In quei giorni, mentre primo ministro era Romano Prodi, Air France sembrava destinata ad acquisire il controllo di Alitalia, ma c’erano forti spinte perché la compagnia aerea francese fosse esclusa dall’operazione.
Così dal nulla spuntò una cordata di imprenditori italiani, che faceva capo proprio a Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale e della Rai. In tandem con lui si muoveva Giancarlo Elia Valori, ex presidente della associazione degli industriali laziali e in passato anche presidente di Sme e di Autostrade. All’epoca era presidente di una finanziaria, Sviluppo Mediterraneo, che contava tra i suoi soci nomi illustri, come il Lloyd Adriatica del Gruppo Allianz e la famiglia Amodei.
Sviluppo Mediterraneo non era però ancora operativa anche se aveva già inviato la richiesta di autorizzazione alla Banca d’Italia. Anzi operativa non lo diventò mai, perché a gelare gli entusiasmi intervenne un’inchiesta della Consob, i cui risultati peraltro sono rimasti nascosti.
Fonti vicine a Valori, che in questi giorni sarebbe all’estero, hanno riferito al Fatto Quotidiano che Valori è entrato nell’operazione cime advisor e che “ha soltanto dato a Baldassarre consigli come esperto di trasporti”.
L’inchiesta della Procura di Roma gira intorno a dei documenti la cui autenticità viene posta ora in dubbio, che erano diretti a testimoniare l’esistenza di un fondo di 500 milioni presso la banca Ubs di Lugano: l’esistenza di questo “patrimonio” sarebbe servita a rassicurare gli investitori in Borsa. Infatti dopo che venne fuori la storia dei soldi depositati in Svizzera, il titolo Alitalia “spiccò il volo” in Borsa.
Nei documenti, datati tra ottobre e novembre 2007, era indicata l’esistenza del fondo di 500 milioni e il nome del beneficiario, la società Loraerive, che è una finanziaria con sede a Tenerife: lo scopo sembrava quello di garantire l’affidabilità di tutta l’operazione.
L’iniziativa si concluse in un nulla di fatto, sia per l’intervento della Consob sia perché altri elementi non apparivano molto convincenti. Ora la magistratura ritiene che siano stati posti “in essere artifici e diffuse notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del valore del titolo Alitalia”.
Intanto la Procura di Roma ha disposto perquisizioni nella ex sede di Sviluppo Mediterraneo, che ora ospita un’altra società presieduta sempre da Valori, la Finanziaria Generale spa e a casa dello stesso Valori.