Aumento Iva, rinvio Imu: risorse da taglio spesa pubblica e sprechi

Aumento Iva, rinvio Imu: risorse da taglio spesa pubblica e sprechi
Il premier Enrico Letta (Foto LaPresse)

ROMA – Aumento dell’Iva, rinvio dell’Imu e un pacchetto di misure per l’occupazione dei giovani. Queste sono le priorità del governo guidato da Enrico Letta, scrive Mario Sensini sul Corriere della Sera. Se Letta pensa di varare il piano per sbloccare i 400 milioni di euro dei fondi del programma Youth già entro la prossima settimana, entro il 1 luglio dovrà trovare 2 miliardi di euro per evitare l’aumento dell’Iva dal 21% a 22%. Un aumento che Carlo Sangalli di Confcommercio chiede di eliminare, magari tagliando gli 800 miliardi di spesa pubblica.

Il primo passo concreto per Letta, scrive Sensini, è sbloccare i fondi del programma Youth e portare un decreto per l’occupazione dei giovani che sia firmato entro il 27-28 giugno al Consiglio europeo di Bruxelles. Ma ancora più importante è evitare l’aumento dell’Iva, scrive Sensini:

“Per scongiurare del tutto l’aumento dal 21 al 22% dell’Iva dal primo luglio servirebbero subito 6 miliardi, 2 per quest’anno e 4 per il prossimo (più altri 4 l’anno per il resto dell’eternità). Il semplice rinvio di sei mesi costerebbe due miliardi, mentre per spostare lo scatto dell’Iva a inizio ottobre sarebbe sufficiente un miliardo”.

 

Insomma per un rinvio anche solo di 3 mesi dell’aumento dell’Iva il governo ha bisogno di sbloccare 1 miliardo di euro subito. L’idea di un aumento selettivo è al vaglio del governo, ma sembrerebbe poco efficace:

“Si valuta anche un aumento selettivo dell’Iva, cogliendo l’occasione per razionalizzare la confusione attuale delle aliquote, che sullo stesso identico prodotto possono essere diverse in funzione di come è impacchettato o distribuito (ad esempio, sul pane del fornaio c’è l’aliquota del 10%, su quello incellofanato del supermercato, però, si paga il 21%)”.

L’unica soluzione per il governo è tagliare la spesa pubblica, anche se più che di un taglio Sensini parla di “razionalizzazione”:

“Che sono essenzialmente tre: una nuova tranche della spending review sulla pubblica amministrazione, la revisione degli incentivi alle imprese, e la razionalizzazione delle detrazioni, deduzioni ed agevolazioni fiscali. Un dossier pronto da tempo, quest’ultimo, che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha già rispolverato e messo sulla sua scrivania”.

Il problema, per Sensini, è la “spesa pubblica che in Italia è andata fuori controllo”. Questo lo sa anche il ministro Saccomanni, che l’8 giugno ha dichiarato:

“Per ridurre le tasse sulle imprese e sul lavoro, il governo punti sul taglio della spesa, ma anche «sulla riduzione dei sussidi e degli incentivi creati in modo troppo generoso in passato». Tra sconti, detrazioni e deduzioni, le 720 forme di agevolazione previste dal nostro ordinamento fiscale erodono ogni anno 253 miliardi di euro al gettito. Un “tesoretto” che ormai da due o tre anni è nel mirino dei vari governi che si sono succeduti, ma che è ancora lì, intatto”.

Poi c’è l’aumento dell’Iva:

“Se l’Iva è aumentata (dal 20 al 21% nel 2011) e dovrebbe aumentare ancora (al 22%) è proprio perché il tentativo di mettere le mani sulle detrazioni è sempre fallito. L’aumento dell’Iva fu previsto per garantire la riforma degli incentivi, da cui il governo Berlusconi contava nel 2011 di tirar fuori almeno 20 miliardi, e che non fu realizzata”.

Nel 2012 Mario Monti non è riuscito a portare a termine i tagli, ora il governo Letta ci riprova, scrive Sensini:

“Sarebbe già un gran bel risultato, dicono a via XX settembre, se si riuscissero a tagliare 3-4 miliardi. Basterebbero per dimezzare l’Imu sulla prima casa e, magari, a limitare l’impatto dell’aumento dell’Iva. Che potrebbe salire, se tutto andasse per il verso giusto, di solo mezzo punto”.

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