ROMA – La Banca d’Italia ha aumentato il proprio capitale, mediante utilizzo delle riserve statutarie, a 7,5 miliardi, stando al decreto approvato mercoledì dal consiglio dei ministri e pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale. “Un bluff”per Tito Boeri, editorialista di Repubblica e professore di economia della Bocconi, “non vi è alcun valore di capitale nelle banche centrali. Il loro capitale è puramente fittizio”. Confermata dal Governo invece anche la natura di public company, cioè di istituto ad azionariato diffuso, che la Banca d’Italia dovrà avere a regime.
È giallo, invece, sull’imposta che dovrebbe essere applicate alle rivalutazioni iscritte in bilancio alle banche e che avrebbe dovuto garantire un gettito per lo Stato da circa un miliardo di euro. Dal testo è sparito il 12% scritto nelle bozze più recenti, contro il 16% ipotizzato in precedenza. Le norme prevederebbero, quindi, un tetto al possesso fissato al 5% del capitale e una lista di soggetti che possono detenere tali quote individuati in banche e assicurazioni con sede in Italia o nell’Ue, fondazioni bancarie, enti, istituti di previdenza e fondi pensione italiani.