MILANO – Due litiganti, che non sono i candidati Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli ma Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, e un terzo che potrebbe goderne. Per la successione di Mario Draghi a Bankitalia, dopo qualche giorno di impasse, spunta di nuovo l’ipotesi del terzo nome.
A riallargare la partita è il vicepresidente dei deputati del Pdl Massimo Corsaro che uscendo dal vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli spiega: “‘Credo che i nomi sono quelli conosciuti, potrebbe essercene anche un terzo. La scelta finale compete al presidente del Consiglio, passa per una sua valutazione. Per una soluzione non credo ci vorrà molto tempo”. Sottinteso, ovviamente, è che la soluzione, nonostante i vertici incrociati Berlusconi, Draghi, Napolitano ancora non c’è.
Il leghista Marco Reguzzoni parla di un “nodo” che verrà sciolto in sede di Consiglio dei ministri mentre Berlusconi, nel vertice di maggioranza, ha annunciato una riunione dedicata al tema entro la prossima settimana. La soluzione, però, resta ancora lontana e lo avrebbe confermato lo stesso premier parlando della necessità di un accordo politico prima di tirare fuori un nome.
Il terzo incomodo, alla fine, potrebbe essere proprio Lorenzo Bini Smaghi, l’uomo con cui Berlusconi ha negoziato l’uscita dal board della Bce per permettere la nomina di Draghi. In quei giorni Bini Smaghi sembrava il favorito, poi sulla sua candidatura sembrava destinata a prevalere la “soluzione interna” alla Saccomanni. Dopo il no di Tremonti e di Bossi, che ha detto di preferire Grilli perché milanese, anche Saccomanni potrebbe essere “bruciato”. Allora un ultimo nome “interno” a Bankitalia potrebbe essere quello di Ignazio Visco, attuale vice direttore generale. Draghi, però, su Saccomanni non sembra avere intenzione di mollare.