FRANCOFORTE (GERMANIA) – Dalla Bce è in arrivo una iniezione di liquidità illimitata nella quantità ma limitata nel tempo (un anno) nelle casse delle banche europee. Perché è importante questa iniezione di liquidità e perché “liquidità” è una delle parole chiave di questi mesi? Perché la nostra economia ha bisogno di un “flusso” di denaro esattamente come il corpo umano necessita di una costante circolazione di sangue. Se questo flusso si inaridisce, si secca, si “solidifica”, allora abbiamo l’equivalente di una “trombosi” nella circolazione di denaro, che poi è il “credit crunch” temuto dagli economisti, dai banchieri, dagli imprenditori.
In questo momento le banche prestano poco e a tassi più alti, se ne accorge chi sta chiedendo un mutuo. Le imprese restano a corto di denaro, l’economia non gira, i soldi restano fermi. Le banche hanno paura a farli girare perché sono piene di bond sovrani, ovvero i titoli di debito degli Stati (Btp, bonos, bund), svalutati dal circolo vizioso del rating. Un’agenzia (es.: Moody’s) ritiene meno affidabile uno Stato (es.: l’Italia), cioè giudica che farà più fatica a ripagare i propri debiti. Gli Stati hanno tutti un debito pubblico ed emettono tutti dei bond per trovare i soldi per mandare avanti la macchina statale e pagare contestualmente i creditori. I bond di uno Stato “svalutato” hanno interessi più alti, quindi sembrano apparentemente più redditizi, ma in realtà rischiano di rivelarsi carta straccia se quello Stato è giudicato sull’orlo del fallimento. Le banche europee sono piene di titoli di Stati europei che rischiano di trasformarsi in carta straccia. Per questo le stesse banche vengono declassate dalle agenzie di rating e fanno anche loro più fatica a farsi prestare i soldi.
Così è importante che la Bce garantisca agli istituti di credito europei un flusso di liquidità. Sempre nell’ottica di favorire la circolazione di denaro, sarebbe stato positivo che la Bce avesse abbassato i tassi d’interesse. Che sono il metro di riferimento con il quale viene prestato il denaro in tutta Europa. Più sono alti gli interessi da pagare, più le imprese del Vecchio Continente si trovano in difficoltà. Ma così non è stato, Francoforte ha deciso di tenere il tasso di riferimento all’1,5%, spaventata dagli ultimi dati sull’inflazione nell’Eurozona, risalita al 3% a settembre. L’inflazione bassa è un dogma dell’Europa a trazione tedesca, ma la prospettiva di una deflazione e di una stagnazione dell’economia dovrebbe far rivedere certi principi.
Anche perché fa paura la mannaia dei 21 declassamenti che si starebbe per abbattere sugli Stati europei. Se l’Italia in questi giorni è stata presa a schiaffi da Moody’s, la stessa Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s si apprestano ad abbassare le pagelle quasi a tutti, nella zona euro, perfino alla Francia.
L’Italia intanto, molto presa dalla questione intercettazioni, non ha avuto neanche il tempo di godersi i suoi nuovi “coinquilini di rating” nell’appartamento degli Stati “A2”: Polonia, Malta, Cipro e Botswana.
I commenti sono chiusi.