ROMA – L’uscita di Cesare Geronzi dalle Generali è davvero uno colpo di scena, qualcosa che ha stupito anche il presidente del Consiglio Berlusconi che nell’ex banchiere di Marino ha sempre avuto un prezioso alleato. Claudio Tito, su Repubblica, racconta di una certa irritazione del premier, tenuto all’oscuro fino all’ultimo delle manovre che hanno portato alla defenestrazione di Geronzi. “Non ne sapeva niente neanche mia figlia”, avrebbe detto riferendosi a Marina, nel cda di Mediobanca, ossia il maggiore azionista di Generali.
Giovedì Berlusconi e Geronzi si sarebbero parlati a lungo. Perché la vicenda Generali non riguarda solo l’Istituto di assicurazioni più importante del Paese e uno dei più forti al mondo, ma i futuri assetti economico-politici del Paese. E i nuovi scenari dicono che l’asse Berlusconi-Geronzi ha di fatto creato uno spazio per Tremonti, a sua volta sostenuto dalla Lega. Di più, dietro il cambio ci sarebbe proprio il ministro dell’Economia, uscito vincente dal braccio di ferro con Gianni Letta, da sempre alleato di Geronzi. L’ira del presidente non si limita quindi ai consiglieri di Generali ma è rivolta anche al suo ministro.
In un altro retroscena, stavolta pubblicato dal sito Dagospia, si legge che Cesare Geronzi avrebbe iniziato a sentire puzza di bruciato già il giorno precedente il fatidico cda: il Group Ceo Perissinotto e il direttore generale Agrusti avevano “declinato l’invito di Geronzi per un colloquio preliminare alla seduta del Consiglio”.
I due in sostanza avrebbero voluto evitare un incontro imbarazzante perché già al corrente delle intenzioni di Mediobanca di portare l’affaire Geronzi sul tavolo del ministro Tremonti. Il tutto in attesa della riunione serale dove Alberto Nagel, Diego Della Valle e Lorenzo Pelliccioli avrebbero deciso la mozione di sfiducia al presidente, che si è poi dimesso di sua volontà per evitare la votazione finale. E così Della Valle, sempre critico nei confronti di Geronzi che preferiva condurre le operazioni al telefono e fuori dal cda, si è adeguato a questa logica, preparando il colpo al presidente prima della riunione.
Sulla battaglia politica insiste ancora Dagospia: “A batterlo sono state la sua infinita presunzione e un’alleanza delle “province” di un nuovo Impero che parte dalle Marche laboriose e poliglotte, arriva a Trieste, e si rinsalda intorno a Piazzetta Cuccia con la benedizione di un ministro che si sta costruendo il “proprio” impero sotto gli occhi della Lega e di Palazzo Chigi”.
Ora la strategia difensiva del Cavaliere, scrive Tito su Repubblica, si sposta su Mediobanca dove ci sarà una resa dei conti soprattutto con Alberto Nagel, ad Mediobanca e vicepresidente Generali. Nel frattempo si attende il nuovo nome alla guida del gruppo assicurativo di Trieste: alle 18 di oggi, venerdì, si riunisce il cda ma su Gabriele Galateri c’è il consenso di tutto il consiglio. Il nome piace anche a tutto il governo. Secondo Berlusconi Galateri lascerebbe inalterati i rapporti di forza in attesa del “redde rationem” definitivo.