La Sardegna mette in vendita i suoi fari: bisogna risanare il bilancio

CAGLIARI – La Sardegna mette in vendita i suoi fari: è questo il prezzo da pagare per provare a risanare i conti in rosso. In tempi di crisi, le regioni mettono in vendita una parte dei loro tesori. I gioielli della Sardegna pur dotati di un valore inestimabile, hanno qualcosa di trasandato, pittoresco. Si tratta di fari, piccoli monumenti di muratura, situati in alcuni dei punti più suggestivi dell’isola, a metà strada tra il mare e il cielo, spesso alla fine di strade impervie, accessibili ancora oggi solo dopo lunghe camminate.

Un progetto pilota è stato già lanciato, e con successo. Oggi, il faro di Capo Spartivento, promontorio della Sardegna sud-occidentale, è diventato un hotel di lusso a cinque stelle. Il primo, e per ora unico, hotel faro della penisola e delle sue isole è il lontanissimo discendente di un faro costruito nel 1856, come molti altri, dalla marina italiana.

L’imprenditore Alessio Raggio lo ha fatto diventare una guest house fornita di sei stanze arredate con vetro di Murano, candelabri, letti matrimoniali circolari e perfino tetti in vetro. L’hotel è oggi operativo dopo un investimento di 3 milioni di euro per la ristrutturazione. In cambio di una concessione di 38 anni, Raggio paga alla regione Sardegna un canone di 3000 euro al mese. Nonostante i prezzi proibitivi, mille euro per una suite, l’operazione sta dando i suoi frutti e quest’estate è già tutta prenotata.

La legge sul Federalismo demaniale, firmata nel maggio 2010, ha stabilito il passaggio di immobili dal Demanio agli enti locali. La Sardegna si è vista così dotata di uno straordinario patrimonio di beni, alcuni dei quali inutilizzati da decenni. I fari sono gestiti oggi dalla Conservatoria delle Coste, diretta da Alessio Satta, il quale sta lavorando per la concessione a privati o enti pubblici di alcuni fari, alcuni dei quali situati nei luoghi più suggestivi dell’isola. Tra gli immobili concessi in gestione alla Conservatoria, spiccano i fari di Santa Maria e Razzoli, nell’arcipelago della Maddalena, quelli di Capo d’Orso a Palau, Capo Mannu a San Vero Milis, Torregrande nell’Oristanese e diversi altri immobili.

«L’idea di fondo è far sorgere un club con un’offerta integrata per un nuovo genere di prodotti – spiega Alessio Satta – Ci sarà spazio per gli imprenditori privati. Ma è bene precisare che nessuno pensa di ricavare esclusivi resort o alberghi per pochi eletti. No, il principio-base sarà del tutto opposto. L’intenzione della Conservatoria delle coste è seguire il modello francese Le phaire des baleines – conclude il direttore dell’agenzia sarda – I fari potranno così diventare librerie, boutique, caffetterie.»

E così, il ciclo della vita ricomincerà per questi titani abbandonati sulla riva del mare Costruiti dalla marina di un giovane stato, abbandonati a causa delle evoluzioni del trasporto navale, sono oggi le severe esigenze dell’economia a richiedere, di nuovo, la mobilitazione dei fari, guardie del mare.

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