ROMA – Dire addio alla propria casa per l’impossibilità di sostenerne i costi: è uno degli effetti più drammatici della crisi e del conseguente aumento della disoccupazione. Il numero dei pignoramenti è salito ancora: 44 mila casi nel 2011, rispetto ai 37 mila del 2010. E per fortuna che un accordo tra banche e associazioni dei consumatori ha imposto uno stop, una moratoria per evitare che chi ha perso il lavoro o è in cassa integrazione finisse su una strada. Ma la moratoria non dura all’infinito: a fine luglio scade, gli istituti di credito non possono prolungare sine die il blocco delle rate. E all’orizzonte non c’è alcuna proroga. mancano i dati, invece, sulla legge introdotta dal governo Monti che permette una ristrutturazione del debito da parte delle famiglie sul modello delle aziende, giunta proprio per evitare che la bancarotta privata preluda all’inevitabile pignoramento.
I dati raccontano uno scenario di grande preoccupazione, a livello sociale si tratta di una vera e propria emergenza: il numero di richieste di sospensione del pagamento delle rate è passato dalle 55 mila di fine novembre 2011 alle oltre 60 mila attuali, con un debito residuo complessivo stimato in 7,5 miliardi di euro. La stessa sofferenza reddituale si evince in maniera significativa anche dal crollo di richieste di mutui: nel primo trimestre di quest’anno sono scese del 48%. In banca la contrazione, secondo i dati Assofin, dei finanziamenti conclusi si attesta al 58,5%, un’emorragia vera e propria.
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