ROMA – “La ore di cassa integrazione autorizzate sono aumentate nel 2012, ma a perdere il posto di lavoro sono state oltre 500mila persone in 4 anni”. L’osservatorio della Cisl lancia l’allarme dopo che il 18 gennaio la Banca d’Italia aveva dato le sue, non buone, proiezioni. Calo del Pil dell’1% nel 2013 ed aumento della disoccupazione al 12% entro il 2014. La Cisl ha calcolato che nel 2012 le ore di cassa integrazione si attestano intorno al miliardo per il quarto anno consecutivo, pari a circa 500.000 lavoratori mediamente coinvolti ogni anno. E tra il 2008 ed il 2012 sono 567mila coloro che hanno perso il posto di lavoro.
Nel terzo trimestre 2008, vale a dire subito prima dell’inizio della crisi mondiale, il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate, dopo quattro anni l’indicatore è sceso al 56,9%, pari a 22.951.000 di occupati, segnala ancora l’osservatorio Cisl.
A dicembre 2012, evidenzia il sindacato, le ore autorizzate di cassa integrazione ammontano a 86,5 milioni, portando il numero di ore complessivamente autorizzate nel 2012 a 1.090,6 milioni, contro i 973,2 milioni del 2011, con un aumento del 12,1%. Nel 2012, rispetto all’anno precedente, sale il valore della cassa ordinaria, indicativo di nuove aziende in crisi, mentre l’utilizzo complessivo della cassa straordinaria e della cassa in deroga è simile nei due anni.
Il settore più in sofferenza nel 2012 è’ il commercio che ha visto un aumento di circa il 40% delle ore autorizzate rispetto al 2011. L’area geografica più penalizzata è invece il Centro Italia con un aumento delle ore di cassa tra 2011 e 2012 di circa il 26% più del doppio del dato medio del paese.
Nel complesso del periodo gennaio-novembre 2012 le domande di disoccupazione sono cresciute del 14,49% rispetto allo stesso periodo 2011 e le domande di mobilità del 17,82%. Gli effetti della crisi, dice ancora la Cisl, si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. In qualche modo lavoro flessibile e part-time evitano un calo ancora maggiore dell’occupazione, ed e’ ancora il settore industriale a mostrare chiari segnali di sofferenza.
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