Consumi ancora più in basso, sempre più famiglie al discount

Consumi sempre più in basso, sempre più famiglie al discount
Consumi sempre più in basso, sempre più famiglie al discount

ROMA – Calano i consumi e non c’è da meravigliarsi dopo anni di crisi e di pil negativo, anche se i giornali sembrano stupirsi ogni volta che si parla di bassi redditi in Italia.

Il calo dei consumi non si è ancora fermato, informa sul Sole 24 Ore Emanuele Scarci, avendo a disposizione i dati di gennaio, i più recenti. C’è da scommettere che con il clima di instabilità che dai tempi del Governo Monti si è alimentato in Italia da Governo e giornali le cose non andranno meglio; né contribuirà il psychological warfare di stampo peronista messo in atto da Matteo Renzi e accoliti le cose andranno solo peggio, riducendo, anziché esaltare, gli effetti della congiuntura positiva internazionale. Non sarà la distribuzione di qualche euro ai descamisados a rimettere in moto i consumi. Dovrebbero fare il contrario, abbassare le aliquote Irpef più alte, non quelle più basse. A suo tempo arrivò a fare persino il tanto vituperato Vincenzo Visco, contribuendo a rimettere in moto l’economia in Italia (fino a quando un giorno se ne accorse, fermò tutto e diede una bella spinta alla crisi): ma questo non è consentito dal pensiero prevalente e dalla demagogia imperante.

L’articolo di Emanuele Scarci:

Anche a gennaio le vendite al dettaglio rilevate da Istat registrano un segno negativo: -0,9% rispetto a un anno fa. Insomma, sostanzialmente, non è cambiato nulla rispetto al dato medio del 2013, il peggiore dal 1990.
In dettaglio, a gennaio l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) registra una variazione nulla rispetto al mese precedente. La flessione annuale dello 0,9% è la sintesi del -0,1% per i prodotti alimentari e del -1,3% per i non alimentari. I dati sulle vendite (di gennaio) però stridono con l’indice del clima di fiducia dei consumatori che, in marzo, è balzato da 97,7 a 101,7.
La debolezza estrema della domanda è coerente anche con il dinamismo dei discount: le famiglie in difficoltà hanno ridotto gli acquisti ma hanno anche puntato sul low cost. Sempre in gennaio, a fronte di una mini crescita di iper e supermercati (tra 0,2 e 0,6%), le vendite dei discount sono balzate del 3,1% su base annua (anche in frenata rispetto al passato). Continua invece la grande crisi del piccolo commercio, alimentare e non: -2,5%
«Dall’Istat non ci aspettavamo notizie diverse – esordisce Mario Resca, presidente di Confimprese, associazione del franchising – L’economia è ferma, le famiglie sono sofferenti per l’erosione del reddito e nel carrello mettono meno prodotti alimentari ma soprattutto hanno tagliato il non food». I dati dell’osservatorio Confimprese segnalano anche in febbraio una domanda debole: nei centri commerciali le vendite sono calate del 2,5% rispetto a un anno fa. Dato confermato in pieno da Federdistribuzione, che riunisce le catene della grande distribuzione. «I dati di febbraio e delle prime due settimane di marzo – commenta il presidente Giovanni Cobolli Gigli – indicano un ulteriore peggioramento del trend rispetto a gennaio, in preoccupante continuità rispetto al 2013. È necessario che il provvedimento deciso dal Governo di sostegno dei redditi più bassi sia attuato nei tempi previsti, pensando anche a come agire nei confronti della popolazione in grave difficoltà e che non rientra nel perimetro già individuato dei mille euro a 10 milioni di persone».
Per Mario Preve, presidente di Riso Gallo, «è importante che il Governo abbia deciso di aggiungere 80 euro nelle buste paga di milioni di lavoratori. È un primo segnale di ottimismo. Può funzionare da volano». E le vendite? «Rimangono deboli – risponde l’imprenditore – ma più che i volumi preoccupa l’erosione dei margini. Ora speriamo che dopo la tempesta faccia capolino il sole».
Tornando ai dati Istat, bersagliati i prodotti non alimentari. A gennaio i dati negativi hanno coinvolto quasi tutti i gruppi di prodotti, compresi farmaceutici e giocattoli: le flessioni maggiori riguardano cartoleria, libri, giornali e riviste (-3%), foto-ottica(-2,6%) e prodotti farmaceutici (-2,2%). Appena due le eccezioni: profumeria e cura della persona (+1,7%) e dotazioni per l’informatica e telefonia (+0,2%).

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