ROMA – Crediti alle imprese, si può: ora l’Italia può finalmente procedere alla liquidazione di quei miliardi di euro, oscillanti tra i 70 e i 100, che deve alle aziende. Come sollecitava il presidente Napolitano, come autorizza ora l’Unione Europea, come richiesto con toni drammatici dal presidente di Confindustria Squinzi. Solo che adesso urge un decreto legge per sveltire le operazioni, per consentire una prima tranche già entro luglio e magari terminarla in due atti, due anni di tempo. Decreto legge significa che ci vuole un governo. Dice il sottosegretario all’Economia Polillo: “Senza un nuovo governo non si può fare un decreto”, perché quello in carica per gli affari correnti non può usare lo strumento del decreto legge.
Insomma, dopo un lungo periodo in cui ogni sforamento, ogni deroga anche illuminata al Patto di Stabilità, veniva esecrato come una minaccia all’ortodossia del pensiero unico ispirato a rigore & austerity, proprio quando i fatidici cordoni della borsa si stanno per allentare, l’Italia non dispone di un governo nel pieno delle sue funzioni e dei suoi poteri. Mario Monti ha dichiarato che “lavoreremo con Bruxelles per identificare le soluzioni tecniche e avviare la liquidazione nel più breve tempo possibile”.
Bisognerà vedere allora come il passo avanti formalizzato dal commissario Ue all’Industria Tajani e quello per l’Economia Olli Rehn, sia traducibile nella pratica. Se prevarrà, cioè, la natura monca dell’attuale governo impossibilitato a risolvere il problema, o, magari, con un soprassalto creativo e tempista, si potrà, come auspicato sul Sole 24 Ore, conferire al Ministro degli Affari Europei Enzo Moavero “una competenza straordinaria delle modalità operative di Bruxelles necessarie anche per mettere a punto un decreto in Italia. Perché di urgenza si tratta”.
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