Quanto cresce il debito pubblico italiano? 8mila euro al secondo, ora lo dice anche l’iPhone

A gennaio il debito pubblico italiano tornerà a crescere a un ritmo stimato in 8.515 euro al secondo. E proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sull’importanza della riduzione della spesa e del debito, l’Istituto Bruno Leoni ha attivato dal 26 ottobre scorso un orologio ”contadebito”, disponibile da ottobre sul sito www.brunoleoni.it , in versione liberamente adattabile ad altri siti e blog, e come ”App” per iPhone. In occasione del Natale 2010, uno ”screen saver” con l’orologio contadebito è stato inviato alle parti sociali e a tutti i parlamentari italiani.

”Dopo la parziale riduzione del debito dovuta alle consuete operazioni di buyback di fine anno, – dice l’Ibl – a gennaio il debito pubblico tornerà a crescere a un ritmo stimato di 8.515 euro al secondo. Secondo il nostro modello, a fine mese arriveremo a circa 1.859 miliardi di euro: un valore che quasi sicuramente sottostima quello reale, come accaduto in precedenza, a causa delle assunzioni conservative del modello stesso. E attualmente il ‘contadebito’ segna 30.880 euro per ogni italiano: appena nato o centenario che sia.

Per Alberto Mingardi, direttore generale dell’Ibl, ”non c’è altra soluzione che tagliare la spesa pubblica. Solo così potremo creare le condizioni di finanza pubblica necessarie a operare una riforma fiscale che dia slancio alla crescita. Inoltre, sia per ricuperare risorse, sia per oliare la competizione sui mercati, il governo dovrebbe privatizzare il patrimonio edilizio e le società possedute dallo Stato. Infine, non c’è sviluppo se non c’è mercato: quindi, ci auguriamo, nell’interesse del paese, che il 2011 sia l’anno delle liberalizzazioni e della concorrenza”.

Secondo l’IBLBl ”bisogna davvero ringraziare il Presidente Napolitano per aver voluto richiamare l’attenzione degli italiani tutti sul debito pubblico, la cui riduzione deve essere la prima priorità per la politica”. Il Capo dello Stato ha ricordato che nessuno ”può aspirare a certezze che siano garantite dallo Stato a prezzo del trascinarsi o dell’aggravarsi di un abnorme debito pubblico”.

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