MILANO – Segnali di ripresa negli Stati Uniti, in Cina e perfino nell’Eurozona. Proprio nell’area euro, indicatori positivi – come non se ne vedevano dal 2011 – certificano una ritrovata salute delle aziende nel settore dei servizi e del manifatturiero. Dati messi in fila da Gianluca Di Donfrancesco per il Sole 24 Ore:
“L’indice Pmi (purchase managers index) dell’industria ad agosto è salito al valore più alto da 26 mesi, raggiungendo 51,3 punti (da 50,3 di luglio) e pertanto mettendo saldamente i piedi sopra quota 50, che separa espansione e contrazione dell’attività economica. Le imprese del manifatturiero hanno fatto registrare il miglioramento più marcato da maggio del 2011. Anche il settore dei servizi si porta sopra quota 50 (a 51 da 49,8 di luglio), valore massimo da 24 mesi. L’indice composito, rilevato da Markit, si attesta a 51,7 (da 50,5) e mette a segno il quarto incremento di fila”.
Ritornano al segno positivo – si tratta di incrementi lievi, ma pur sempre incrementi dopo 24 mesi di segni meno – anche gli ordini, sia per i servizi che per i beni. Crescono, per il secondo mese di fila, le esportazioni.
Sono una somma di fattori che determinerà, con ogni probabilità, il secondo trimestre consecutivo di crescita per l’economia dell’Eurozona. Negli ultimi tre mesi rilevati, si era assistito a un +0,3% dopo che per 18 mesi (sei trimestri) il risultato era stato di segno meno.
Le rilevazioni di agosto parlano di una crescita – sempre lievissima – dovuta a un allentamento delle politiche di austerity e alla bassa inflazione che contrastano l’effetto negativo dell’aumento della disoccupazione. E questo è l’aspetto negativo di questa timida ripresa, che ancora per molto tempo, secondo molti analisti, non sarà accompagnata da un aumento dei posti di lavoro.
La Germania resta il motore dell’economia e quindi della timida ripresa europea. Positivo l’indice Pmi dell’industria tedesca e dei servizi, mentre la Francia arranca. E l’Italia si accontenta di una contrazione del calo del Prodotto interno lordo, in flessione costante da otto trimestri.
Oltre che dalla Germania, una spinta all’Eurozona la danno gli Stati Uniti, dove con la ripresa degli ordini nell’industria è arrivata anche una ripresa della domanda, un’aumento dei clienti e – udite, udite – dell’occupazione. Per agosto l’indice Pmi del settore manifatturiero dovrebbe risalire ancora a 53,9, secondo Markit.
E poi c’è il principale motore dell’economia mondiale, la Cina
“dove l’indice Pmi calcolato da Hsbc è rimbalzato ad agosto dal capitombolo di luglio ed è tornato, anche se solo di un’incollatura, a segnalare espansione dell’attività, a quota 50,1 (da 47,7 del mese scorso). Segno che stanno funzionando le misure a sostegno della crescita varate dal premier Li Kequiang, un mix di taglio delle tasse e investimenti nelle ferrovie e nella modernizzazione delle periferie urbane. Produzione e nuovi ordini sono le componenti che hanno determinato il risultato di agosto. «La domanda interna – commenta Ken Peng, di Bnp Paribas a Pechino – è sufficiente ad alimentare una crescita del Pil del 7,5%».
Anche se resta da capire se questo rimbalzo possa sopravvivere agli incentivi del Governo o se si spegnerà con esso. La ripresa della domanda cinese sarebbe una buona notizia per l’Europa, che – osserva Martin van Vliet, di Ing Bank – potrebbe invece vedere diminuire le proprie esportazioni negli altri Paesi emergenti, colpiti in questa fase da una combinazione di crescita rallentata, deficit commerciale e deprezzamento delle monete”.
I dati dell’indice Pmi sono stati un tonificante per le borse europee, come spiega Andrea Franceschi sul Sole 24 Ore:
“Dopo tre sedute consecutive in rosso arriva l’inversione di rotta per le Borse europee che ieri hanno chiuso tutte in territorio positivo. Una seduta che ha visto brillare soprattutto i listini di Milano (+2,56%) e Madrid (+1,89%), quelli che nei giorni scorsi avevano sofferto di più. L’avvio di settimana per le Borse dei Paesi periferici era stato difficile in parte perché il mercato aveva deciso di vendere portando a casa i profitti dopo il rally delle prime settimane di agosto. Sui listini avevano poi pesato le incertezze sulle mosse di politica monetaria della Fed in vista della pubblicazione dei verbali dell’ultimo direttivo. Incertezze sui tempi e i modi della riduzione (tapering) degli stimoli monetari che tuttavia le “minute” della Fed, pubblicate mercoledì, non hanno contribuito ad allontanare dato che dai documenti è emersa una spaccatura tra i banchieri sui tempi per mettere in atto il “tapering”.
[…] A spingere le Borse europee ieri, così come era avvenuto nelle prime settimane di agosto, sono stati principalmente i segnali dell’economia reale del Vecchio Continente la cui ripresa è stata confermata dagli indici Pmi pubblicati da Markit su manifatturiero e servizi. […] Sulla spinta di questi indicatori i listini europei hanno così messo a segno una seduta decisamente positiva grazie in particolare a settori ciclici come l’auto (+1,75% l’indice Stoxx di comparto), la chimica (+1,35%) e le costruzioni (+1,44%). Bene anche le banche (+1,81%) e i minerari (+1,35%), molto sensibili all’andamento della congiuntura in Cina. Oltre ai citati listini periferici, è stata particolarmente positiva la performance dell’indice Dax della Borsa di Francoforte che ieri ha guadagnato l’1,24 per cento”.