Il federalismo parte con un aumento delle tasse. Non è uno scoop, sta scritto nel comunicato ufficiale dell’ultimo Consiglio dei ministri. Ma nessun tg della sera troverà tempo e modo per dirvelo con parole chiare. Sentirete di “autonomia impositiva”, al massimo di “addizionale”. Così niente vi verrà formalmente nascosto, ma nulla vi verrà chiaramente spiegato. Nel nostro piccolo lo facciamo, documenti del governo alla mano.
Oggi ciascun contribuente italiano paga, oltre che le tasse al governo centrale, altre tasse ai governi Regionali. Si chiama “addizionale Irpef” e varia da Regione a Regione, il massimo richiesto e incassato è uno 0,9 per cento dell’Irpef pagata allo Stato centrale. Irpef totale che è la risultante dell’incrocio tra reddito totale percepito a aliquote progressive appunto dell’Irpef. Mettiamo questa risultante faccia ventimila euro l’anno di Irpef da pagare, l’addizionale che si paga alla Regione è al massimo di 180 euro. Per finanziare le Regioni che con il federalismo fiscale dovranno diventare “responsabili” delle entrate e della spesa (ora spendono con la certezza quasi matematica che lo Stato centrale alla fine paga) l’addizionale Irpef sale all’uno e quattro per cento nel 2013, al due per cento nel 2014 e al tre per cento nel 2015. Insomma, nel triennio 2013-2015 è previsto che l’addizionale da pagare triplichi: i 180 euro dell’esempio appena fatto diventano 540 euro da pagare. Che crescono in proporzione al reddito.
Il complesso di leggi e provvedimenti che introducono il federalismo fiscale dice che questo aumento è previsto ma non automatico. I Governatori delle singole Regioni potranno aumentare l’addizionale Irpef nella misura descritta. Ma potrebbero anche decidere di non farlo. Non dipenderà ovviamente dalla loro “bontà”, dipenderà dalle condizioni di bilancio delle Regioni. Senza debito e con i conti a posto non lo faranno. Indebitati e in deficit lo faranno di sicuro. La condizione finanziaria delle Regioni dice che gran parte delle Regioni e dei Governatori lo faranno. Altre addizionali incassano le Regioni su altro tributo, l’Irap che riguarda soprattutto le aziende. I Governatori potranno diminuire l’Irap se non aumentano l’Irpef. Il meccanismo contrario non è previsto. Insomma non potranno tassare di più il lavoro dipendente favorendo quello autonomo. Ma non potranno chiedere al lavoro autonomo tasse per diminuire il peso fiscale su quello dipendente.
L’aumento dell’addizionale Irpef a vantaggio delle Regioni è un fatto, è una decisione governativa. C’è poi anche una “intenzione” del governo, per ora solo un’intenzione anche se ufficialmente avanzata. L’intenzione è quella di abbassare le aliquote Irpef, ma nessuno ha detto né quando né quanto, per compensare la triplicazione dell’addizionale regionale. Se non si fa questo infatti le aliquote Irpef, il quanto si paga, cresceranno di fatto nel triennio 2013-2015. E sarà, diciamo sarebbe se “l’intenzione” del governo diventerà anch’essa un fatto, un bel “mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Ce la può fare il governo entro il 2013 ad abbassare le aliquote Irpef per compensare l’aumento di tasse già deciso per finanziare le Regioni diventate federali? Nessuno lo sa, nemmeno Tremonti. Dipende dalla ripresa economica, se arriva e quanta arriva. Con un incremento annuale del Pil pari al tre per cento ce la può fare di sicuro, con il 2 per cento ce la può fare a stento. Sotto il due per cento non ce la può fare. Quale sarà l’aumento del Pil nel 2013? Nessuno lo sa, oggi viaggia intorno all’uno per cento, meno della metà di quel che serve. Il governo ce la può fare a “compensare” anche se diminuisce la spesa pubblica, almeno di un paio di punti di Pil. Spesa pubblica che negli ultimi anni, quelli della stretta di Tremonti contro cui molti mormorano nel paese, nell’opposizione e pure nel governo, è stata contenuta, fermata ma non ridotta. Il governo ce la può fare a compensare se l’Europa rinuncia a volere quello che ha già chiesto: un rientro progressivo dal debito pubblico, dal 119 per cento del Pil in direzione del 60 per cento in venti anni. Se il Pil…Se la spesa…Se l’Europa…La “compensazione” è una buona intenzione e un obiettivo difficile, l’aumento, la triplicazione della tassa regionale è un fatto.
E allora vuol dire che il federalismo fiscale è una cosa sbagliata? Tutt’altro. Solo che è una cosa costosa almeno all’inizio. Costa soldi, cioè tasse, che potrebbero perfino essere soldi “benedetti” se il ceto politico e amministrativo delle Regioni che saranno federali cambierà natura e connotati dello spendere. Dello spendere in cambio di voti. Altrimenti il federalismo fiscale, cosa buona e utile se ceto politico e società civile dismettono l’attuale scambio tra denaro pubblico e consenso, finanzierà nuovo deficit con nuove tasse, quelle Regionali appunto. E quelle Comunali di cui alla prossima puntata.
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