ROMA – Un operaio Fiat in Italia guadagna in media 1.350 euro al mese, un operaio Chrysler negli Usa guadagna di più, 1.550 euro al mese. La differenza la fanno le tasse e i contratti che sono riusciti a strappare i sindacati americani, arricchiti dai bonus.
Scrive Giovanni Stringa sul Corriere della Sera:
Nella fabbrica Usa, con i nuovi contratti post-2009, ci si porta a casa circa 500 dollari netti a settimana. È un numero indicativo e medio della categoria, così come lo sono tutti gli altri a seguire. Al mese fanno all’incirca 2.100 dollari. Che, in euro, diventano 1.550. L’operaio italiano, invece, a fine mese incassa intorno a 1.350 euro. Ma il «netto in busta» arriva una volta in più (in Italia c’è la tredicesima) di quanto succeda al collega americano. Se fosse in cassa integrazione la sua paga sarebbe decurtata di diverse centinaia di euro, a seconda del numero di ore passate in fabbrica o in cassa. La Fiom Cgil parla di stipendi da 800-900 euro netti per chi è in cassa integrazione a zero ore da diverso tempo.
La differenza è nel “cuneo fiscale”, ovvero il peso di tasse e contributi sulla retribuzione, che in Italia, secondo stime Fismic, può superare il 50% mentre negli Stati Uniti è al 35%.
Cambia però anche la sanità pubblica, che in Italia offre un livello di prestazioni più completo di quella statunitense, dove i lavoratori devono spesso stipulare polizze sanitarie. Stesso discorso per le pensioni: le tute blu americane devono integrare con un fondo privato. E ancora: il costo della vita è mediamente più alto negli Usa, le tutele giuridiche più basse.
A favore degli Usa c’è il discorso dei bonus. Nel contratto fra Chrysler e la Uaw (United Automobile Workers, il sindacato) ci sono bonus legati alla produttività che pesano per migliaia di dollari. Esempio: con la condivisione degli utili una tuta blu di Detroit può trovarsi fino a 12 mila dollari (9 mila euro) in più in busta paga.
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