NEW YORK – Il Fondo Monetario Internazionale è più ottimista dell‘Ocse che stima un Pil negativo per il 2014 a -0,4%. Anche il Fmi rivede al ribasso la stima precedente (da +0,3% a -0,1%) ma è meno pessimista. Il Pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%. Il -0,1% dell’economia nel 2014 segue il -1,9% del 2013 e il -2,4% del 2012.
Anche il debito pubblico salirà, fino al picco del 136,4% nel 2014, per poi calare progressivamente. Si manterrà sopra il 130% fino al 2017 (135,4% nel 2015, 132,9% nel 2016 e 130,2 nel 2017), per poi scendere al 127,6% nel 2018 e al 124,7% nel 2019.
Mentre il rapporto deficit/pil toccherà la soglia del 3%, cioè fino al punto massimo consentito dall’Europa, ma senza sforare. Secondo il Fondo Monetario, Renzi lavorerà sul filo del fuori gioco nella partita con l’Europa, mangiandosi lo scarto tra il target del 2,6% e la soglia del 3%.
Il rapporto deficit-pil italiano si attesterà nel 2014 al 3,0%, per poi scendere al 2,1% nel 2015. Il deficit 2016 sarà all’1,1% e continuerà a calare fino allo 0,4% del 2019.
In prospettiva, secondo i tecnici del Fmi, il debito italiano è “sostenibile ma soggetto a significativi rischi”. L’Italia pertanto resta “vulnerabile a una perdita di fiducia del mercato” e al ”contagio finanziario”. Oltre ad essere possibile ”fonte di contagio per il resto del mondo”.
L’Italia è altresì esposta alle tensioni geopolitiche: un aumento di quelle fra Russia e Ucraina e nel Medio oriente potrebbero avere un effetto tramite più elevati prezzi dell’energia e una domanda esterna più debole. Problemi ci sono anche da un punto di vista economico e di investimenti. Una significativa quota dei profitti di Unicredit arriva dalle attività in Russia e Ucraina. Inoltre gli investimenti diretti italiani in Russia e Ucraina sono aumentati significativamente negli ultimi anni toccando i 3 miliardi di dollari nel 2012.
Buona la spending review ma risparmi grossi sulla spesa pubblica non se ne possono fare “senza affrontare l’elevata spesa per le pensioni“. L’analisi dell’Fmi è piuttosto impietosa, come se non ci fosse stata la legge Fornero che in realtà tutte le autorità economiche internazionali avevano apprezzato per aver messo il sistema italiano sulla via della sostenibilità.
La spesa pubblica per le pensioni è la più alta nell’area euro e rappresenta il 30% del totale della spesa. L’Italia spende sette volte di più per un anziano che per un non anziano”. ”Le riforme hanno aiutato a invertire il rapido aumento della spesa sanitaria nell’ultimo decennio” ma ci sono spazi per migliorare. ”L’analisi regionale sulla spesa sanitaria mostra inefficienze nei costi, soprattutto al sud”.
Mentre la riforma del lavoro del governo Renzi va nella giusta direzione. Così l’Fmi, che spiega che l’Italia deve ”muoversi rapidamente sulle riforme” e approva l’idea di un ”singolo contratto di lavoro”. Per il Fmi è ora di finirla con una certa ipocrisia
”Con il 70% dei nuovi contratti a tempo determinato, ulteriore flessibilità ai margini fa poco per ridurre dualità e spingere investimenti”.
In generale il Fmi promuove l”’agenda ambiziosa di riforme” del premier Matteo Renzi. ”La loro risoluta attuazione eè essenziale per creare lavoro, aumentare la produttività e aumentare il potenziale di crescita” afferma il Fmi. ”Attuare le riforme strutturali simultaneamente genererebbe significative sinergie di crescita”
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