ROMA – Dopo l’Italia anche la Germania e la Francia mostrano i segni della crisi.
“Ci troviamo davanti ad un quadro misto e come abbiamo sempre sottolineato la natura della ripresa è fragile. I dati devono essere considerati in un quadro economico di medio termine ed è importante attuare le riforme” commenta un portavoce della Commissione Ue.
E adesso, per la prima volta dopo due anni, rallenta anche l’economia tedesca. Il Pil della Germania cala dello 0,2%.
Renzi è convinto che anche la Merkel cambierà idea sull’austerità: “Questo ammorbidirà un po’ la signora…. al prossimo consiglio europeo ne vedremo delle belle”.
“Finalmente – confida Renzi ai collaboratori – potremo dimostrare che non è l’Italia la pecora nera del Continente, che i problemi sono comuni a tutta l’eurozona. Perché sono sbagliate le politiche condotte fino ad ora”.
Il rammarico è anche per la “fretta” dell’Istat. “Il dato del Pil tedesco lo sapevo da una settimana, se solo il nostro Istat non avesse fatto il primo della classe”.
“In una settimana abbiamo bruciato miliardi con il rialzo dello spread”, fanno notare a palazzo Chigi. “E si è visto che il nostro calo era in linea con quelli europei, nessuno ne avrebbe fatto un caso”.
Su Le Monde l’intervento del ministro delle Finanze francese, Michel Sapin che lancia un appello all’Unione europea perché allenti la stretta, “adattando il ritmo della riduzione dei deficit pubblici alla situazione economica attuale, che costringe anche la Francia a non rispettare i target previsti”.
“L’analisi condivisa con Parigi – spiega il sottosegretario Sandro Gozi – è che siamo usciti dall’occhio del ciclone della crisi finanziaria in cui servivano austerità e stabilità, ora la cintura è rimasta troppo stretta, va allentata”.
Il Pil dell’Eurozona è rimasto invariato nel secondo trimestre dell’anno pur registrando un +0,7% sull’anno. Secondo la prima stima flash di Eurostat nell’Ue a 28 cresce dello 0,2%, con +1,2% rispetto al secondo trimestre 2013 (la crescita nel primo trimestre si era attestata allo 0,2% per l’Eurozona e dello 0,3% per l’intera Ue)