“La Grecia vuole uscire dall’euro”: lo Spiegel annuncia, ma Atene smentisce

BERLINO – “Il governo greco sta valutando un’eventuale uscita dall’euro”: lo scrive oggi il settimanale tedesco Der Spiegel, che cita fonti vicine all’esecutivo di Atene, anche se i diretti interessati smentiscono tutto. I ministri delle finanze dell’eurozona, insieme a rappresentanti della Commissione europea, scrive il settimanale, terranno un incontro segreto questa sera a Lussemburgo su questo tema.

Lo Spiegel scrive che il premier greco George Papandreou ritiene di non avere altra scelta: secondo fonti tedesche a conoscenza della situazione ad Atene, riporta il settimanale, il governo di Papandreou sta pensando di abbandonare la moneta unica e di reintrodurre la vecchia Dracma. Allarmata dalle intenzioni di Atene, la Commissione europea ha convocato per questa sera a Lussemburgo un ”vertice di emergenza”, prosegue il settimanale, durante il quale si parlerà anche di una rapida ristrutturazione del debito greco.

Per la Germania, al vertice parteciperà il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, il quale – sempre secondo lo Spiegel – cercherà di fare il possibile per convincere Atene a non abbandonare l’euro.

SMENTITE A PIOGGIA – “L’Unione europea non sta discutendo l’ ipotesi di una uscita della Grecia dall’eurozona”, ha dichiarato Steffen Seibert, il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel all’agenzia Bloomberg.

”Questa (possibilità ndr) non è sul tavolo e non è stata sul tavolo per il governo tedesco né è un argomento a livello europeo”. Il governo greco ”smentisce categoricamente” l’ipotesi di uscita dall’euro,riporta AFP citando una fonte vicina al premier George Papandreou. Inoltre il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker smentisce che si sia tenuta una riunione straordinaria dell’Eurogruppo per discutere dei problemi della Grecia.

COSA SUCCEDE Secondo quanto spiegava il 10 febbraio scorso su Linkiesta Antonio Vanuzzo, in teoria non si può uscire volontariamente dall’euro ma una via d’uscita ci sarebbe ed è contenuta all’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea (riformato dal Trattato di Lisbona in vigore da fine 2009): riguarda l’Ue ma non l’euro come valuta.

“Il secondo caso, invece, si evince dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che all’art. 140 (comma 3), fissa il tasso irrevocabile al quale la moneta locale sarà convertita in euro. Il ritorno della Grecia alla dracma, dunque, è una questione tutta politica. Secondo quanto dichiara a Linkiesta Charles Proctor, partner dello studio londinese Bird&Bird, «l’uscita di uno Stato membro da Eurolandia andrebbe sottoposta a singoli negoziati con tutti gli Stati membri, una fase sicuramente non facile da gestire e dai sicuri effetti destabilizzanti sull’euro». Se uno Stato non può assumere la decisione unilaterale di abbandonare l’Eurozona, gli altri membri non possono nemmeno espellerlo per non aver mantenuto gli obiettivi fissati da Maastricht: «Soltanto la Corte di Giustizia Europea può comminare delle sanzioni qualora uno Stato membro non rispetti le leggi europee», spiega ancora Proctor. In realtà, un modo ci sarebbe. La Convenzione di Vienna del ’63, sul diritto dei trattati internazionali, all’art. 62 ipotizza che «un cambiamento fondamentale delle circostanze intervenuto rispetto alle circostanze esistenti al momento della conclusione di un trattato e che non era stato previsto dalle parti non può essere invocato come motivo di estinzione o di recesso», a meno che non stravolga gli obblighi da adempiere in base al trattato”.

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