ROMA – Grecia detonatore per l’Europa perché Tsipras vuol portarla fuori dall’euro. L’Europa rischia una nuova crisi con epicentro in Grecia perché c’è il rischio che Syriza, la sinistra guidata da Alexis Tsipras vinca le elezioni e trascini Atene fuori dall’euro. Tutti i sondaggi danno Syriza primo partito con un vantaggio di almeno 5 punti.
In realtà Tsipras ha annunciato che in caso di vittoria si libererà della trojka e del suo piano di salvataggio. Ma, scrive Federico Fubini sulla Repubblica, in privato minaccia di uscire direttamente dall’euro dopo aver cancellato il debito greco con un default definitivo. I mercati, gli investitori internazionali hanno quindi di nuovo messo nel mirino la Grecia, cioè mettono in dubbio la sua capacità di pagare gli interessi sul debito e corrono a liberarsi dei suoi titoli di stato.
Una situazione già vista con la crisi dei debiti sovrani: solo che oggi le economie dei paesi già prostrate da quella tempesta, avrebbero spalle molto meno larghe per affrontarne un’altra. Quello che vedono i mercati è la debolezza del governo (e della politica in generale) greco: la maggioranza che sostiene il leader di centrodestra Samaras è incapace di eleggere il presidente della Repubblica entro gennaio (gli mancano 29 voti per il quorum). Samaras, che le sta tentando tutte, ha addirittura proposto il nome del presidente dell’Olympiacos, la squadra di calcio della capitale. Se non ci riesce elezioni anticipate.
Fin qui il dramma politico alla luce del sole, ma sottotraccia lo sta alimentando l’ordito diplomatico-finanziario. Lontano dai riflettori, nel silenzio di tutti, quest’anno i governi europei hanno mancato un appuntamento che rischiano di rimpiangere: all’inizio del 2014 avevano iniziato a discutere l’ipotesi di dare altro sollievo alla Grecia sul debito.
Niente di diverso dal trattamento che la Gran Bretagna ha ricevuto dopo la Grande Guerra o la Germania dopo la caduta del nazismo: il debito pubblico verso gli altri governi — dopo i salvataggi, 173 miliardi nel caso della Grecia — viene spalmato su molti decenni a interessi quasi zero.
Sarebbe una forma mascherata di default, già sperimentata da altri Paesi nel ‘900, e capace di disinnescare lo choc politico che ora minaccia di nuovo l’Europa. Ma quell’ipotesi su Atene si è arenata: il governo tedesco si è opposto, asserendo che una Grecia in deflazione, con un’economia crollata del 25%, una disoccupazione al 27%, potesse realmente ripagare un debito al 175% del Pil. (Federico Fubini, La Repubblica)
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