ROMA – Novembre 2013: prestiti bancari a famiglie e imprese -4%. Novembre 2013: sofferenze bancarie, 147 miliardi. 100 in più rispetto al 2007. Tradotto: le banche non prestano più soldi a famiglie e aziende. Allo stesso modo chi i prestiti ha avuto la fortuna di strapparli (soprattutto in passato) non li paga più. Così le banche non hanno possibilità di prestare di nuovo. Ci rimette chi va in difficoltà, bussa alla banca e si sente dire no. Troppo alto il rischio di mancata restituzione. E il circolo vizioso è servito.
Che la situazione sia questa lo ammettono le stesse banche, allegando le cifre. Parla il rapporto mensile dell’Abi, quello che ogni 30 giorni aggiorna la situazione su conti, prestiti e situazioni finanziare degli istituti. E a mettere insieme cifre diverse il quadro è chiarissimo.
L’Abi ci informa, per esempio, che a novembre 2013 i prestiti concessi a famiglie e imprese sono scesi del 4% rispetto a inizio anno e sono scesi anche rispetto a ottobre (erano al -3.7%). Insomma le banche non assolvono più a quella che, di fatto è una delle funzioni primarie, non prestano soldi. Non li prestano a chi chiede un mutuo, a chi deve pagare materiali o dipendenti, a chi ha una spesa imprevista da un macchinario che si guasta, a un piccolo problema di salute.
Non li prestano più, o meglio non li prestavano così poco dal 1999, scorso millennio. Ma non hanno smesso perché “sono cattive”. Hanno smesso perché “soffrono”. Sempre l’Abi informa che le sofferenze bancarie lorde hanno toccato ad ottobre quota 147,3 miliardi di euro, 27,5 in più di un anno fa e 100 rispetto alla fine del 2007. Ovvero chi ha un debito con la banca, di qualsiasi tipo, non paga più. Ha smesso perché non ce la fa, perché ha fallito, o perché magari gli servirebbe di accedere a credito per pagare il debito. Il circolo vizioso è servito.
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