ROMA – Imu 2013 abolita: Pdl spinge, Pd frena, Letta rinvia. Prima il lavoro. Non cambia la situazione conti (risorse limitatissime anche quest’anno), cambiano gli umori nella strana maggioranza: a oggi, il borsino Imu 2013 prima casa pende dalla parte di chi ritiene un azzardo la sua cancellazione. Le elezioni amministrative ci hanno consegnato un Pdl in caduta libera con Berlusconi che, a questo punto, teme più di ogni altra cosa di perdere definitivamente la faccia di fronte ai suoi elettori sull’impegno solennemente preso alle politiche (e Brunetta si è incaricato di zittire letteralmente il ministro dell’Economia Saccomanni che aveva sommessamente pronunciato la parola “modulazione” al posto della più gradita “abolizione”).
Dall’altra parte il Pd, cui il risultato elettorale ha restituito vigore e forza contrattuale con il socio governativo, si sente meno imbarazzato a non perseguire l’eliminazione totale del tributo sulla casa rilanciando la sua idea di maggiori detrazioni per le fasce deboli senza intaccare il gettito (rimodulando appunto la tassazione all’interno dell’intero capitolo casa). Prima, per il Pd, va scongiurato l’aumento del’Iva per offrire un po’ di ossigeno a famiglie e commercianti.
Il presidente del Consiglio Letta prende tempo (per l’Imu 2013 la decisione va presa entro il 31 agosto) e punta subito a un rapido decreto legge (“decreto del fare”) con qualche sgravio fiscale per l’occupazione giovanile, poche correzioni alla riforma Fornero su part time e apprendistato, da finanziare con una diversa allocazione dei fondi europei e spending review: margini nel 2013 non ce ne sono, onorare parzialmente i debiti con le imprese ha esaurito le risorse disponibili.
Cancellazione dell’Imu 2013 prima casa e mantenimento dell’attuale aliquota Iva al 21% (l’innalzamento è un impegno ereditato da Monti) sono urgenze “politiche” (Sole 24 Ore) che costano 6 miliardi quest’anno (8 a a regime). Urgenza “sociale”, viceversa, è considerata il lavoro e il sostegno alla domanda: diminuire di un solo punto il cuneo fiscale (la differenza tra lordo e netto in busta paga) vale 2 miliardi. Trovare già da quest’anno i soldi per abolire l’Imu significa tornare con certezza ai tagli lineari, cioè ad altre misure recessive.
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