CITTA’ DEL VATICANO – Ior, riforma entro luglio. Papa Francesco (e i magistrati italiani) premono. E spunta l’ipotesi di un commissariamento dell’Istituto per le opere di religione.
Il pontefice della povertà dei sacerdoti, quello che ha deciso di tenere le scarpe di sempre e di rifiutare l’anello d’oro, non delude le aspettative. Per lo Ior, banca vaticana accusata di accogliere e riciclare denaro di mafiosi e criminali, la riforma ci sarà, sarà radicale e probabilmente partirà entro il 31 luglio, quando l’Istituto finirà l’indagine interna sui conti dei propri clienti.
A portare ad un’accelerazione dei tempi anche lo scontro tutto interno allo Ior, che vede da un lato Jeff Lena, avvocato californiano dell’Istituto che si mosse per allontanare l’ex numero uno Ettore Gotti Tedeschi, e dall’altro il presidente Ernst Von Freyberg e il direttore Paolo Cipriani.
Papa Francesco è entrato in questo campo di battaglia e le intenzioni potrebbero essere di sostituire i vertici dello Ior con un sacerdote suo fedelissimo oppure con un manager esterno di valore. Un commissariamento di fatto, insomma.
Il fatto che ad oggi papa Francesco non abbia ancora ricevuto Von Freyberg fa pensare che non voglia legittimare l’attuale dirigenza. Pesa il fatto che la nomina del nuovo presidente sia arrivata da papa Benedetto XVI e dal cardinal Tarcisio Bertone dopo le dimissioni di Ratzinger, che così facendo ha deciso di agire prima del conclave.
Come sottolinea il Corriere della Sera:
Dopo il Conclave quegli equilibri si sono sbriciolati. L’immagine del Papato viene riplasmata quotidianamente con gesti che mettono in mora la pompa della corte pontificia e i suoi riti; e che fanno apparire le ultime mosse vaticane come vecchissime. (…)
I rapporti fra autorità vaticane e italiane negli ultimi mesi sono stati intensi: anche attraverso la diplomazia discreta dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Francesco Greco. Si è tentato di non aumentare i motivi di conflitto fin da quando alcuni mesi fa fu fermato all’aeroporto di Ciampino un monsignore della Segreteria di Stato, con l’avvocato Michele Briamonte, uno dei legali più influenti dello Ior, il quale oppose ai finanzieri un passaporto diplomatico vaticano per evitare la perquisizione. L’episodio irritò anche la Santa Sede, pronta a dichiarare con padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa, che Briamonte, poi indagato, non aveva titolo per possederlo. Ma rimane la storia del sequestro di 23 milioni di euro nel 2010 per una procedura di trasferimento dai contorni non chiari: un’inchiesta che potrebbe riservare sorprese a giorni.
Non si chiude ancora il buco nero dell’Idi, l’Istituto dermatologico italiano, un centro di eccellenza mandato in malora dalle presunte ruberie di alcuni esponenti di una congregazione religiosa, ora commissariato dal Vaticano. E non si chiarisce il mistero torbido della truffa multimilionaria che coinvolge i Salesiani, per la quale è stato interrogato lo stesso Bertone. E se anche la magistratura italiana probabilmente dovrà prendere atto del muro di segretezza alzato di fronte alle indagini da uno Stato estero quale il Vaticano è, l’attenzione sull’operato di alcuni personaggi dello Ior rimane altissima. La novità è che stavolta si ha la sensazione di avere dall’altra parte del Tevere un Papa deciso a fare radicalmente pulizia: perché ne è convinto, e perché il mandato ricevuto dal Conclave è questo. In una Curia inquieta in attesa delle sue decisioni, si parla di un pontefice impaziente di agire; soprattutto quando percepisce la volontà di far finta di niente e di non cambiare nulla dei vecchi metodi.
Bisognerà capire a quale prezzo, e con quali conseguenze. Ma non sembra che Francesco sia spaventato da quanto potrebbe succedere. Anzi, vuole che accada. E, se è possibile, quanto prima.
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