ROMA – Nella “lista Falciani” (100.000 clienti che hanno depositato 100 miliardi nella banca svizzera HSBC, i cui nomi sono stati rivelati dal funzionario HSBC Hervè Falciani) ci sono i nomi di 5.439 italiani. Di questi, la Guardia di Finanza ha ispezionato i conti di 3.276 “esportatori” di capitale, trovando redditi non dichiarati per 741 milioni di euro (741.755.879) e Iva non dichiarata per 4,5 milioni di euro.
Fra i 3.276 italiani della Lista Falciani passati ai raggi X dalle Fiamme Gialle, 1.264 hanno fatto sapere – a loro difesa – di aver aderito allo “scudo fiscale” e quindi di aver fatto rientrare in Italia capitali pari a 1.669.075.253 euro.
Le altre posizioni, spiegano i finanzieri, “non sono state approfondite in considerazione del fatto che i soggetti indicati risultavano non aver effettuato movimentazioni”. In 190 sono stati denunciati per reati tributari e 101 sono risultati evasori totali. Finora sono stati recuperati – oltre ai capitali rientrati con lo scudo fiscale – solo 30 milioni di euro, dei quali 3.300.000 a seguito dell’iscrizione a ruolo.
Il lavoro degli inquirenti che indagano sugli “Swissleaks” sarà reso più difficile dalle nuove norme previste dal decreto delega sulle sanzioni penali che il governo Renzi si appresta ad approvare. Eventuali nuovi nomi della lista Falciani non potrebbero più essere contestati penalmente. Il testo del decreto modifica infatti i tempi per le contestazioni penali: era già stato approvato dal Governo e, dopo le polemiche sulla norma di impunibilità penale sotto il 3% – che avrebbe avuto impatto anche sulla condanna dell’ex premier Silvio Berlusconi – tornerà all’esame del consiglio dei ministri il prossimo 20 febbraio.
Oggi la legge concede agli ispettori fiscali il raddoppio dei termini di contestazione per i reati tributari, rispetto agli accertamenti di tipo amministrativo. In pratica, rispetto ai 4 anni fissati per inviare una cartella tributaria gli uomini del fisco hanno ora 8 anni per interessare una procura di eventuali reati penali. È un allungamento dei tempi previsto dall’attuale normativa vista la maggiore complessità che richiedono le indagini contro truffe e artifizi realizzati spesso con triangolazioni internazionali.
La nuova strategia contenuta nei decreti delegati, invece, potrebbe avere sulla lista Swissleaks l’effetto di spuntare le armi contro eventuali reati. Le nuove norme, che avevano già ricevuto il via libera del Cdm e che non sembrano in contestazione, contenevano un articolo con ”modifiche alla disciplina del raddoppio dei termini” per presentare le denunce penali. ”Il raddoppio – recita il nuovo testo – opera a condizione che la denuncia sia presentata o trasmessa entro la scadenza dei termini ordinari”.
La lista Falciani purtroppo è del 2009. Il fisco nel passato ha già attivato controlli e contestazioni, ma – è la preoccupazione che circola in ambienti tributari – se dovessero emergere nuovi nomi o nuovi reati il tempo risulterebbe scaduto: non potrebbero essere più contestati davanti al giudice. L’unica chance rimasta è quella di una corsa contro il tempo, prima dell’approvazione delle nuove norme: una corsa ad ostacoli vista la complessità tecnica degli adempimenti necessari per avviare una contestazione penale.
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