ROMA – M5S vota sulle tasse e sta raccogliendo grande consenso la proposta di una maxi imposta per i redditi sopra i 75 mila euro lordi. Non è detto che lo sappiano con precisione, ma questo e non altro di preciso significa quanto si legge e si vota in queste ore sulla piattaforma Rousseau. Aumentare l’aliquota Irpef più alta, dal 43 al 50 per cento del reddito percepito, significa togliere in tasse la metà di quanto si guadagna oltre i 75 mila euro lordi. Lo sanno a M5S che l’aliquota massima scatta a 75 mila lordi? Lo sanno che così si dichiara “super ricco” da aumentargli le tasse chi vive con quattromila euro al mese?
Più probabile che a M5S, in questo luogo mitico e concreto dell’umore nazionale, non lo sappiano davvero. Più probabile, molto più probabile che per “super ricco da punire” (dicono così) intendano chi guadagna qualcosa di più di quattromila euro mese. Ma come è fatto il fisco italiano, quali siano le aliquote e chi e quanti siano davvero toccati dall’aliquota ora al 43 e domani al 5o per cento è molto probabile non sappiano. Altrimenti non voterebbero di voler punire le poche centinaia di migliaia di italiani che dichiarano al fisco quello che è nei fatti un reddito medio-alto e nulla più. Settantacinquemila lordi l’anno non sono al super ricchezza per di più da “punire”. E poi “puniti” sarebbero non tutti quelli che li guadagnano ma solo quelli che li dichiarano, cioè i dipendenti pubblici e privati e i pensionati. Commercianti, professionisti, artigiani, imprenditori che dichiarino più di 75 mila lordi l’anno praticamente non ce n’è.
Dunque la proposta che M5S sta votando è quella di severamente “punire” con altre tasse non i redditi ma di fatto gli stipendi medio-alti. Evangelicamente, da perdonare perché non sanno quello che fanno. Ma prendere qualche informazione dalla realtà, leggere e studiare due cifre, confrontare due fatti…mai? Perché a M5S è peccato sapere e indecenza studiare?
Altre proposte in via di votazione su piattaforma Rousseau: rifiuto di ratificare il fiscal compact, cioè quell’accordo-legge che obbliga tutti i paesi europei a stare entro limiti di deficit pubblico e rientrare in quota stabilita annuale dal debito pubblico. Qui, contro il fiscal compact, in Italia e in Europa M5S è in abbondante e varia compagnia. In Italia da destra a sinistra ora sono praticamente tutti contro il fiscal compact e anche in Europa fuori dalla Germania non ha più sostenitori. Fiscal compact, l’hanno votato tutti quando è servito a evitare euro tracollasse, quando sembrava tutto venisse giù e la promessa di fiscal compact fece da puntello. Ora è collare che urtica e infiamma e nessuno vuole più.
Ancora, stanno votando a M5S per due monete due: l’euro da cui è difficile (anche secondo M5S) uscire e un’altra moneta nazionale stavolta. E’ singolarmente la stessa idea di Berlusconi. Come faranno a convivere sui mercati e nell’economia reale le due monete non è chiaro. Per chi volesse un esempio di come funzionano due monete insieme, un viaggetto a Cuba è esperienza istruttiva. Molti altri esempi viventi di due monete insieme in un solo paese sul pianeta non ce n’è.