ROMA – Manovra bis e Pil 2014 allo 0,2%. Governo: “Non serve”. Ma i conti non tornano. Il prolungarsi della crisi economica, anche e soprattutto per ragioni esterne come le tensioni geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente, il Pil italiano che langue intorno allo 0 virgola, rilanciano i timori di una manovra bis, di una stangata autunnale per consentire il rispetto degli impegni di bilancio. I numeri, i dati (il Tesoro aspetta quelli Istat del terzo trimestre) dicono che il Pil crescerà dello 0,2% nel 2014 (Banca d’Italia e Confindustria): solo ad aprile, il ministro Pier Carlo Padoan si teneva basso stimando prudentemente una crescita dello 0,8%.
Il ministro: “Non servirà manovra bis”. Aspettativa frustrata dalla realtà e che impatterà immediatamente sul rapporto deficit/Pil, fissato al 2,6% e destinato invece a salire. Il Governo non vuol sentir parlare di manovra (che aggiungerebbe un carico di sfiducia sui consumi già depressi).
Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, sintetizza così le sue valutazioni: «Chi dice che da un peggioramento del Pil discenda automaticamente la necessità di una manovra aggiuntiva per il 2014 non tiene conto del Fiscal compact che contiene margini di flessibilità proprio per far pronte a situazioni del genere. In questo caso poi, il peggioramento dell’economia non riguarda solo l’Italia né è dovuto al non rispetto degli impegni presi dal nostro Paese. È insomma il classico caso dove si può usare la flessibilità prevista nel ritmo di avvicinamento al pareggio strutturale di bilancio».
Senza contare che la commissione europea, osservano i tecnici del governo, dovrebbe anche tener conto nelle sue valutazioni del fatto che l’inflazione è vicina allo zero anziché al 2% che sarebbe tra gli obiettivi della Banca centrale europea. E con un’inflazione intorno al 2% migliorerebbero i saldi di bilancio. In ogni caso, «siamo solo a metà anno», ripetono al Tesoro e a Palazzo Chigi. «Credo — dice per esempio Morando — che il successo delle riforme istituzionali migliorerà le aspettative sull’Italia e porterà maggiori investimenti esteri con riflessi positivi per qualche decimale di punto sul Pil». (Enrico Marro, Corriere della Sera)
Perché alle viste c’è la stangata. Chi contesta questo scenario orientato all’ottimismo non crede alla “favola” di cui sarebbe interprete Matteo Renzi, convinto che basta da solo la sua invidiabile capacità di attrarre consenso a risolvere la situazione. Mentre in realtà i fondamentali economici in dissesto e le pretese dei vari commissari delle istituzioni europee e transnazionali ci costringeranno a prendere atto che senza misure choc per rilanciare la crescita, una manovra bis sarà inevitabile.
Il Matteo nazionale nelle ultime uscite ha buttato in campo i 300 miliardi di euro che saranno concessi dalla Bce alle banche italiane e saranno utilizzabili, così ha detto Draghi, solo per finanziamenti a famiglie e imprese. Auspicabile intento, peccato che nell’ultimo mese i crediti spazzatura, sono arrivati a quasi 170 miliardi di euro e che questi crediti siano essenzialmente imputabili alle pmi, alle quali potranno essere concessi nuovi affidamenti solo nel caso dispongano dei rigidissimi requisiti imposti dalla stessa Bce attraverso Basilea 1, 2 e presto 3.
Le banche vi si atterranno scrupolosamente e concederanno molto meno di quel che pensa Renzi, della manna fornita dalla Bce. La situazione, non solo per rispettare i parametri europei, imporrà quindi una manovra straordinaria per poter far fronte alla cassa integrazione straordinaria da finanziare e per il pagamento dei debiti della PA. Poi ci sono gli impegni per le ristrutturazioni delle scuole, la ricerca da rifinanziare, gli esodati da sanare.
Renzi avrebbe potuto fare meglio se, invece di puntare essenzialmente sulle riforme costituzionali, avesse lanciato un piano Marshall per l’economia, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, concedendo detrazioni fiscali a chi acquista beni durevoli o investe nelle imprese produttive insediate in Italia. Ma nessuno di questi tasti è stato toccato e adesso l’amaro calice della manovra è prossimo a dover essere ingoiato, elezioni anticipate o meno. (Bruno Villois, Libero Quotidiano)
Blog Beppe Grillo: “Lacrime e sangue d’autunno”. “Il governo Renzi, impegnato al braccio di ferro sulle riforme costituzionali care alla P2, nasconde la testa sotto la sabbia negando l’evidenza di dati ed indicatori economici sempre più preoccupanti ed allarmanti, che necessitano di una robusta ed inevitabile manovra autunnale di aggiustamento, evidente anche agli studenti ai primi anni dei corsi di economia per corrispondenza, da 24 a 36 miliardi di euro”. Lo scrive Elio Lannutti in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo. “In autunno – sostiene Lannutti – arriverà una manovra lacrime e sangue, da 24 a 30 miliardi di euro per tappare il dissesto dei conti pubblici, sui quali incombono fiscal compact e pareggio di bilancio”.
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