MILANO – Milano a -4,6%. Sospensioni per eccesso di volatilità soprattutto tra i titoli bancari. Spread italiano a 510, quello spagnolo a 545. Un bilancio “di guerra”, appena dopo il discorso di Mario Draghi, che vuol dire una cosa: la crisi riparte e anche con un certo slancio. Riparte dopo il discorso del presidente Bce. Lo stesso Draghi che, solo una settimana fa, con il suo “faremo tutto per salvare l’euro”, si era aggiudicato il titolo di “ammazza-spread”. Titolo provvisorio quanto mai, perché tempo sette giorni e le sue parole, sui mercati, hanno l’effetto opposto.
Sette giorni fa aveva detto: “Faremo quel che dobbiamo e sarà abbastanza”. Giovedì ha continuato a parlare al futuro, anche se di poche settimane. E stavolta non è stato abbastanza. “Compreremo Btp e Bonos”. Entro agosto. “Saranno decise nuove misure non standard” per placare i mercati. Nelle prossime settimane. Gli occhi dei mercati erano tutti puntati sul presidente della Bce, aspettandosi decisioni in campo da subito. E invece la Bce si muoverà, ma ci vorranno settimane. I mercati, però, hanno più fretta, non possono aspettare. Per questo l’atteso annuncio di Mario Draghi non basta a placare chi aspettava Francoforte. Per placare gli spread, in primiis quelli dei due Paesi-bersaglio della speculazione Italia e Spagna, la Bce procederà ad acquisti di titoli di Stato italiani e spagnoli. Ma le misure “non convenzionali” promesse da Draghi arriveranno solo nelle prossime settimane. E i mercati, termometro sensibilissimo e in tempo reale, danno il loro verdetto: non basta.
Mario Draghi, nel suo discorso, conferma che non molla. Procederà nei termini appena descritti e lo farà “entro il nostro mandato”, ovvero esattamente come il presidente della Banca centrale tedesca gli aveva caldamente raccomandato in un’intervista uscita solo 24 ore prima. Il sottotesto della dichiarazione di Draghi significa che chiunque abbia detto, in buona sostanza, che la Bce sarebbe uscita dai propri limiti, aveva sbagliato. Indipendenza, dice Draghi, significa che la Bce non dipende dai governi. Non lo dice in questi termini, ovviamente, ma lo dice nella sostanza quando sottolinea che sono i governi a dover “attivare i fondi di salvataggio Efsf ed Esm quando ci sono le condizioni”. Il presidente dice anche che la Banca centrale europea si tiene pronta a “nuove misure non convenzionali” di politica monetaria per affrontare la situazione sui mercati e i premi di rischio.
Tra le misure anche nuovi maxi-prestiti alle banche e la revisione delle garanzie chieste alle banche in cambio di denaro. Draghi sa che gli spread visti nelle ultime settimane sono troppo alti. Ma non (solo) troppo alti per l’Italia e per la Spagna. Sono troppo alti per equilibri finanziari della moneta unica. Perché i differenziali e le ultime aste di titoli di Stati mostrano alcuni Paesi a cui si dà credito gratis (in Germania i rendimenti dei Bund sono addirittura in negativo, ossia non offrono margini di guadagno) e altri a 5 o 6%. In questo modo la moneta unica è già una moneta fortemente squilibrata. E l’intervento promesso dalla Bce, stando alle prime reazioni, potrebbe non cambiare la situazione.