ROMA – Niente manovra correttiva: ma per Def 2015 mancano 6 mld. Fubini su Repubblica. L’inevitabilità di una manovra correttiva in autunno, paventata o auspicata che sia, è tutta da dimostrare, anzi, il Governo non l’ha proprio messa in conto specie se i numeri su crescita e finanza statale, nonostante le performance deludenti del Pil, restano gli stessi. Federico Fubini, nel retroscena pubblicato da Repubblica oggi (1 agosto), scommette sulle assicurazioni governative.
Il risparmio del bassi interessi pagati sui nuovi titoli di Stato e la capacità del Tesoro di erogare in maniera intelligente e differita i trasferimenti compenserà, per quest’anno la stima al ribasso sul Pil che porterebbe il rapporto deficit/Pil al 3,1%, di poco fuori linea rispetto agli impegni. Il problema, però, si riproporrà in sede di definizione della Legge di Stabilità per il 2015 (già oggi Renzi e Padoan devono incontrarsi per mettere a punto almeno l’impianto). Una manovra da 16 miliardi di euro, in cui l’incognita è rappresentata dalla copertura di 6 miliardi.
È molto, ma potrebbe non essere abbastanza a garantire che il deficit scenda e il debito pubblico salga almeno un po’ più lentamente. Una stretta da cinque o sei miliardi serve infatti solo per compensare l’effetto della mancata ripresa, che porta meno gettito fiscale e più spesa sociale del previsto. Altri dieci miliardi di tagli o entrate da lotta all’evasione occorrono poi per coprire lo sgravio da 80 euro al mese ai redditi medio bassi. Qui sembra terminare la portata della Legge di stabilità, ma non la lista delle voci da finanziarie.
Ci sono altre spese incomprimibili, come il finanziamento delle missioni militari all’estero o la cassa integrazione per le piccole imprese. E ci sono poi voci di spesa già innescate dal governo di Enrico Letta sul 2015, nell’idea di finanziarle con parte della spending review. In totale dunque una Legge di stabilità da 16 miliardi potrebbe non bastare: per essere certi che il disavanzo cali un po’ e il debito non salga troppo, servirebbe una stretta ulteriore di circa altri sei miliardi. (Federico Fubini, La Repubblica)
E dire, spiega ancora Fubini, che applicando seriamente il piano di spending review, per esempio costringendo le amministrazioni di uniformarsi scrupolosamente a quanto suggerito dalla Centrale Acquisti di beni e servizi (Consip), il risparmio calcolato sarebbe dell’ordine di 4,5 miliardi di euro. Ma, specie dopo che il commissario Carlo Cottarelli ha messo già più di un piede fuori dall’ufficio, il vento che spinge i tagli alla spesa pubblica assomiglia piuttosto a una piacevole brezza estiva.