ROMA – No voucher uguale 870mila lavoratori in nero. Dall’associazione dei consulenti del lavoro è giunta la prima stima sul principale effetto dell’abolizione dei voucher, cioè il rischio che i lavoratori tornino a prestazioni pagate in nero.
Sono 870 mila le persone che corrono questo rischio, il 63% sul totale dei “voucheristi”, quella larga parte per cui il voucher si aggiunge ad altre fonti di reddito.
Senza voucher resta conveniente nessun contratto, quelli che i consulenti definiscono categorie con “status incompatibile o non conveniente rispetto a un lavoro dipendente di tipo tradizionale”.
Per il restante 37%, quelli per cui il voucher era l’unica fonte di reddito, l’abrogazione del voucher potrebbe significare la sottoscrizione di un vero contratto di lavoro, ma è tutto da dimostrare. Chi sono allora quegli 870mila che andrebbero a infoltire la vasta schiera di circa 3 milioni di lavoratori in nero? Lo spiega Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera.
I disoccupati (250 mila) potevano cumulare i voucher all’indennità di disoccupazione. Con un contratto vero l’indennità la perderebbero. Gli occupati (mezzo milione) potevano aggiunge i voucher allo stipendio del lavoro principale. Un altro stipendio e un altro contratto, invece, non lo potrebbero aggiungere. Per i pensionati, altri 100 mila, il discorso è più complicato: con i voucher avevano dei mini contributi previdenziali a fondo perduto, che li rendevano «molto convenienti» per le aziende. Con un contratto «classico» costerebbero molto di più. (Lorenzo Salvia, Corriere della Sera)