ROMA – Le raccomandazioni Ocse all’Italia certificano una sostanziale bocciatura delle riforme sul lavoro. In particolare, l’organizzazione trasnazionale dei paesi sviluppati con sede a Parigi, punta il dito contro la bassa produttività italiana e il “dualismo” del lavoro, rigidamente diviso tra chi è dentro e ipergarantito e chi ne sta fuori, nel guado del sommerso o del semi-sommerso. Obiettivo ambizioso della Riforma Fornero era proprio ridurre questo dualismo, obiettivo, secondo l’Ocse, che resta lontano dall’essere realizzato.
Più flessibilità nelle assunzioni e nei licenziamenti, entrata e uscita dal mercato del lavoro meno bloccate, queste la raccomandazioni principali: si deve spostare la tutela del lavoro della protezione del posto a quella del reddito. Solo così, raccomanda l’Ocse, si può “migliorare la produttività, in quanto favorirebbe una migliore distribuzione della forza lavoro”. Proprio quest’ultimo principio era stato assunto dal ministro Fornero quale ispiratore della riforma. In realtà, questa riforma ha irrigidito ancor di più il mercato del lavoro in Italia: da metà luglio a dicembre si sono persi 300 mila posti di lavoro, le aziende fanno meno contratti e nei primi tre mesi del 2013 UnionCamere ha stimato un’altra contrazione di 80 mila posti, l’introduzione dell’apprendistato come forma privilegiata di assunzione dei giovani è praticamente fallita sul nascere.
Come contraltare, la promessa flessibilità in uscita ha incontrato resistenze tali da essere praticamente abortita, perché i passi in avanti (riforma dell’articolo 18) non impediscono che sulla questione la logica prevalente resti “giuslavorista” (troppo regolamentata). Cresce la disoccupazione giovanile, cresce il numero di chi ha perso o sta perdendo il lavoro, con la previsione nefasta di uno stock di mezzo milione di cinquantenni e e ultracinquantenni tagliati fuori da qualsiasi politica attiva di reinserimento e riqualificazione. Le protezioni degli ammortizzatori sociali, mentre aggravano il costo del lavoro per i datori, scontentano i sindacati che ne vedono eroso il potere effettivo di tutela.
Le priorità che l’Italia deve mettere in agenda, dice l’Ocse, sono istruzione, fisco, concorrenza. Il sistema scolastico costa troppo e produce scarsi risultati: va migliorato il sistema valutativo, va aumentata l’offerta di formazione professionale, vanno aumentate le tasse all’università magari introducendo il sistema dei prestiti con rimborso futuro legato al reddito. Sul fisco è necessario ridurre il cuneo fiscale, le spese fiscali e la tassazione diretta sul lavoro, dare più sostegno ai salari dei lavoratori, evitare condoni. Quanto alla concorrenza, va dato impulso alle privatizzazioni eliminando la sovrapposizione proprietaria di governi locali e fornitori di servizi.
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